“Dobbiamo avere molta più attenzione alla manutenzione e ripensare la mobilità nel nostro Paese, per ridurre la domanda di trasporto su gomma. Abbiamo una marea di infrastrutture e tante se ne vorrebbero ancora costruire in un Paese come l’Italia, così fragile e che ha bisogno di investire, invece, nella sicurezza del territorio”. Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, non azzarda giudizi sulle responsabilità della tragedia di Genova (“Sarà la magistratura ad accertarle e oggi dobbiamo innanzi tutto avere attenzione e rispetto per le vittime di questa terribile tragedia”, dice intervistato da La Notizia, ma resta un punto focale: “È evidente che chi doveva vigilare sulla manutenzione non l’ha fatto come avrebbe dovuto”.
Autostrade per l’Italia aveva indetto poche settimane fa un bando per lavori di consolidamento sul Viadotto Polcevera crollato.
“Ancora c’è tanto da capire. È prematuro parlarne ora. C’è un dato: è difficile incolpare la pioggia considerando che stava piovendo molto poco rispetto alle grandi alluvioni di Genova, che è un territorio dal punto di vista idrogeologico tra i più fragili in Europa”.
Cosa però può insegnarci questa tragedia?
“In Italia troppo poco si fa per garantire la sicurezza di un territorio che è profondamente fragile. E lo è non solo perché lo abbiamo ereditato in questo modo”.
In che senso?
“Qui non parliamo di dissesto idrogeologico, ma parliamo di quello che abbiamo costruito e che incredibilmente non siamo in grado di mantenere in sicurezza. È lungo l’elenco di ponti e viadotti crollati, basti ricordare la Sicilia con l’autostrada tra Palermo e Catania solo due anni fa. In questo caso stiamo parlando, nel dettaglio, di un’opera pubblica, realizzata dallo Stato, poi affidata in concessione ad un’impresa privata. Ora dovrà essere la magistratura a fare chiarezza e a dirci se la gestione e manutenzione sono state all’altezza. Ma c’è un altro aspetto che è centrale”.
Ci dica.
“Il ruolo di Anas e del ministero delle Infrastrutture che avrebbero dovuto controllare sulle opere di manutenzione”.
Non crede che in Italia ci sia un problema di costruzione selvaggia anche da un punto di vista stradale?
“Assolutamente sì, la retorica delle grandi opere ha come risultato sempre la costruzione di nuove autostrade. Già ho sentito polemiche politiche, secondo cui questa vicenda dimostra come Genova abbia bisogno di infrastrutture e che bisogna accelerare con la Gronda, il grande progetto autostradale che passerebbe alle spalle delle colline di Genova. Davvero lasciamo da parte le polemiche, ma magari ci fosse stata la stessa attenzione nei confronti della manutenzione che si è avuta in questi anni sulle grandi opere”.
Per non parlare delle concessioni che lo Stato paga a peso d’oro.
“È un tema che torna periodicamente, e di sicuro siamo in una situazione che favorisce in termini di guadagni l’operatore privato. Abbiamo sempre denunciato che ci fosse un guadagno incredibile da parte dei privati. Anche perché per la gestione e la manutenzione di queste infrastrutture noi paghiamo salatissimi pedaggi. Dovrà essere però la magistratura a stabilire chi doveva fare la manutenzione e quali interventi erano previsti nella convenzione tra Anas e Autostrade per l’Italia”.
Sono ravvisabili responsabilità?
“Sarà la magistratura e poi, immagino, una indagine del Ministero delle infrastrutture, a dirlo. Il problema è di sistema: la questione ora è la garanzia della sicurezza a fronte degli investimenti. Parliamo di un ponte costruito intorno agli anni ’60, dunque non così vecchio. Ora sono saltate fuori delle polemiche sui problemi dell’infrastruttura. Ma considerando che la maggior parte delle opere infrastrutturali in Italia è stata costruita negli anni ‘60 e ‘70, chi garantisce sulla sicurezza di tutte queste opere?”
Da dove deve ripartire il nuovo Governo?
“Proprio da qui. Il ministro Toninelli, d’altronde, ha detto chiaramente che vuole puntare su verifiche di quanto fatto sino ad oggi e sulla manutenzione. Ora davvero dobbiamo augurarci che dia seguito a quanto annunciato, per evitare che si ripetano tragedie come a Genova”.