Crollano le pensioni anticipate, la stretta di Meloni presenta il conto

Continua a scendere il numero di pensioni anticipate nel primo trimestre del 2025, mentre cresce il divario di genere.

Crollano le pensioni anticipate, la stretta di Meloni presenta il conto

Le pensioni anticipate sono state, di fatto, quasi azzerate. La ricetta delle destre in tema previdenziale, nonostante le tante promesse di cancellare la legge Fornero da parte di Matteo Salvini, non sta dando risultati, portando invece sempre meno lavoratori ad accedere alla pensione anticipata. La fine degli effetti della Quota 100 e il continuo inasprimento dei requisiti per accedere ai sistemi che l’hanno rimpiazzata o all’Opzione donna, hanno portato un nuovo calo nell’accesso all’uscita dal lavoro flessibile.

I nuovi assegni liquidati dall’Inps per le uscite anticipate si sono ulteriormente ridotti nel primo trimestre del 2025: l’ultimo monitoraggio sui flussi di pensionamento mostra che tra gennaio e marzo i nuovi trattamenti erogati sono stati 54.094, ovvero il 23,1% in meno rispetto allo stesso periodo del 2024, quando già si registrava un netto calo. La flessione delle nuove pensioni anticipate riguarda sia i dipendenti del settore privato che quelli pubblici: nel primo caso gli anticipi sono stati 26.683, in calo del 19,43%. Nel secondo, invece, va persino peggio: solo 8.014 nuove uscite anticipate e una flessione del 33,85%.

Pensioni anticipate quasi azzerate e cresce anche il divario di genere negli assegni

In totale nei primi tre mesi le nuove pensioni liquidate sono state 194.582, con un importo medio di 1.237 euro al mese. E in questo periodo è persino aumentato il gender gap, con le donne che percepiscono assegni più bassi di quasi il 32% rispetto a quelle degli uomini, in aumento rispetto alla differenza del 29% del 2024. Per gli uomini l’assegno medio è di 1.486 euro, in crescita rispetto ai 1.457 registrati nell’intero 2024. Per le donne, invece, l’importo medio è pari a 1.011 euro nel primo trimestre, in calo rispetto ai 1.033 euro del 2024. E così cresce il gap di genere.

Dati che, secondo la capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Bilancio al Senato, Elisa Pirro, “confermano quanto la prima donna presidente del Consiglio stia fallendo clamorosamente proprio sui diritti delle lavoratrici”. Facendo riferimento al divario del 32% tra gli assegni di uomini e donne, in crescita di quasi tre punti rispetto allo scorso anno, Pirro commenta: “Davanti all’ostinata contrarietà al salario minimo di Meloni&Co. le cose non potranno che peggiorare ulteriormente. Come rilevato dall’Inapp, l’approvazione di tale misura, per la quale il M5s si batte ormai da dodici anni, favorirebbe proprio le lavoratrici: il 23,3% di loro avrebbe un aumento di stipendio. In un Paese in cui si fanno sempre meno figli e il 15% delle donne occupate è costretto al part time involontario le chiacchiere di questo governo stanno a zero”.