“La cautela in una situazione come questa è d’obbligo. In questo momento tutta la nostra attenzione deve essere concentrata ad evitare un’ulteriore escalation, che rischierebbe di superare un punto di non ritorno. Per conseguire questo obiettivo è prioritario promuovere un’azione europea forte e coesa per richiamare tutti a moderazione e responsabilita’, pur nella comprensione delle esigenze di sicurezza dei nostri alleati”. E’ quanto ha detto il premier Giuseppe Conte in un’intervista al quotidiano La Repubblica a proposito della crisi Usa-Iran. A Matteo Salvini , ha aggiunto il presidente del Consiglio, “non replico, non è il migliore frangente per le polemiche di politica interna. Preferisco lavorare con impegno e serietà per favorire una de-escalation. Ho sentito poco fa il Presidente iracheno Salih, parlerò presto con la Cancelliera Merkel e continuerò a mantenere in queste ore i contatti con tutti i principali leader”.
“L’Italia – aggiunge Conte – è già presente in Iraq nel quadro della coalizione antiterrorismo. Non c’è dubbio che in questa fase l’Ue possa avere un ruolo strategico ed è necessario delineare rapidamente modalità con cui svolgere questo ruolo capitalizzando il valore aggiunto che l’Europa può dare rispetto ad altri attori. Al momento la priorità va, come detto, a favorire un abbassamento della tensione attraverso i canali della diplomazia”. Riguardo ai soldati italiani sul campo nella regione, Conte ha aggiunto: “Siamo preoccupati ma soprattutto vigili. Stiamo facendo e faremo il possibile per garantire la sicurezza dei nostri militari, in raccordo con alleati e partner. Ricordiamo che le nostre truppe sono nella regione per svolgere una funzione essenziale di sostegno alle autorità locali nel contrasto al terrorismo e alla violenza e questa è un’attività di cui rivendichiamo non solo la concretezza ed efficacia ma anche la piena linearità e coerenza con i nostri valori”.
Infine, sulla situazione in Libia il premier assicura che dall’Italia non c’è “nessuna vaghezza, solo coerenza. Dal primo giorno abbiamo detto che l’offensiva su Tripoli avrebbe solo generato altra violenza e non avrebbe mai condotto a una soluzione sostenibile”. “Siamo stati, purtroppo, dei buoni profeti. A maggior ragione – ha detto ancora il premier – non crediamo che ora intervenire militarmente a favore dell’una o dell’altra parte possa contribuire alla stabilità. Oggi più che mai investiamo tutto il nostro capitale su una soluzione politica, in particolare sostenendo gli sforzi delle Nazioni Unite e, adesso, della Germania nella preparazione della Conferenza di Berlino. Non ci sono altre strade per la pace”.