Prima la crisi economica del 2008, poi il Covid-19 e le inevitabili ripercussioni sul mondo dell’occupazione. Un periodo nero per tutte quelle persone che cercano lavoro, con dati sempre più allarmanti, che però non sembra riguardare tutti. Eppure le cose non sembrano andare male per tutti come dimostra il caso di Giovanna Remigi, moglie del pubblico ministero sospeso Luca Palamara, che nel pieno della crisi nazionale e nel caos giudiziario che coinvolge il marito, è riuscita a strappare un contratto da sogno. Con il decreto del 6 agosto, firmato dal direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Nicola Magrini, è stata nominata dirigente dell’Ufficio di Presidenza.
Nell’atto, intitolato appunto “determinazione di conferimento incarico di funzione dirigenziale di livello non generale” presso l’Ufficio di presidenza, si legge che la donna dovrà fornire “supporto al consiglio di Amministrazione” e perseguire “gli obiettivi connessi alle competenze della struttura”. A scanso di equivoci è bene precisare che l’incarico, della durata di 3 anni e dal compenso a quattro zeri, è stato conferito in modo del tutto legale e il decreto è stato pubblicato online sul sito dell’Aifa come da norme sulla trasparenza. Tuttavia questa nomina, letteralmente da top manager, alla luce della condizione del Paese non può che far riflettere.
Del resto parliamo di un Paese che, stando ai numeri forniti dall’ultimo report dell’Istat, fatica – non poco – a dare un lavoro ai propri abitanti. A luglio, nonostante vengano segnalati timidi segnali di ripresa, il tasso di occupazione è salito di appena 0,2 punti assestandosi al 57,8%. Un quadro drammatico rispetto alla situazione pre pandemia e che, secondo gli esperti, è probabile che peggiorerà ancora con la fine del blocco dei licenziamenti. Non solo. Da febbraio il livello dell’occupazione è sceso di quasi 500mila unità, che salgono a 556mila se il confronto è con luglio 2019: a luglio avevano un lavoro 22,8 milioni di persone contro i 23,2 milioni di febbraio.
RESA DEI CONTI. Quel che è certo è che la nomina – legittima – della Remigi, avviene proprio nei giorni più duri per il marito su cui si vedono all’orizzonte nubi sempre più fosche. Da una parte, infatti, c’è la ripresa del procedimento disciplinare davanti al Consiglio superiore della magistratura mentre dall’altra, con tanto di data colorata di rosso sul suo calendario, c’è l’udienza preliminare a Perugia nei confronti del pm sospeso e in cui dovrà difendersi dall’accusa di corruzione. Si tratta dell’inchiesta della Procura umbra, diretta dal procuratore Raffaele Cantone, su presunti favori ricevuti dal magistrato da parte dell’amico imprenditore Fabrizio Centofanti. Tra questi ben sette soggiorni sospetti di cui ha beneficiato Palamara in compagnia dell’amica e coindagata Adele Attisani, fatti tanto in Italia quanto all’estero e tenuti tra il 2014 e il 2017, e altri tre viaggi fatti dal pm con la propria famiglia nel 2016.
Poi anche lavori di ristrutturazione di appartamenti, un trattamento di bellezza e un soggiorno organizzato per assistere a una partita di Champions League. Proprio da questa indagine, è partito il terremoto che ha investito la magistratura italiana. Dalle carte, infatti, sono emerse intercettazioni inopportune che hanno messo in mostra il sistema correntizio che governa le toghe e che ha dato il via a un’altro con al centro lo scandalo relativo alla riunione notturna del 9 maggio 2019 all’Hotel Champagne in cui si è cercato di condizionare la nomina di diversi uffici giudiziari del Paese.