L’ex virologo Andrea Crisanti ha dichiarato oggi di voler rinunciare al suo stipendio da neo senatore eletto tra le file del Partito Democratico. Inoltre, nelle ultime ore, in un’intervista, ha lanciato un attacco alla nuova premier Giorgia Meloni.
Crisanti rinuncia allo stipendio da senatore
Crisanti ha dichiarato di aver rinunciato al suo stipendio da senatore: “Ho optato per lo stipendio d’origine, composto dall’attività con l’università di Padova e con l’azienda ospedaliera”. La sua scelta è consentita anche dalla legge: “È una questione di contributi previdenziali, di continuità nel versamento. Me l’hanno consigliato in Senato. Del resto è una cosa che fanno molti magistrati, è una prassi normale”.
L’ex virologo non ha nascosto di guadagnare bene con il suo primo lavoro: “La mia classe di stipendio è elevata, poi ho l’indennità di direzione di dipartimento, di unità complessa e di Malattie infettive. La somma è interessante ma non è che sono stato lì a contare le centinaia di euro”, ha dichiarato.
Il virologo attacca la Meloni sulla gestione del Covid nelle regioni governate dalla destra
Giorgia Meloni, nel suo primo discorso da premier alla Camera, aveva detto: “Abbiano adottato le misure più restrittive dell’Occidente ma abbiamo avuto il maggior numero di morti”. Crisanti ha risposta alla premier in un’intervista a la Stampa che “liberticide sono state le regioni del centrodestra, che prima hanno negato il virus e poi remato contro le necessarie misure restrittive”. In particolare il senatore del Pd ha citato la Lombardia, guidata dal leghista Attilio Fontana, in cui ci sono stati “disastri senza paragoni al mondo durante la prima ondata” perché “ha negato per parecchio tempo le pericolosità del virus”.
Inoltre, Crisanti ha spiegato che “in Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea hanno avuto un numero bassissimo di morti perché hanno adottato misure più restrittive delle nostre. Altro che approccio fallimentare”. Per il senatore le parole di Meloni “sembrano prive di qualsiasi supporto scientifico, pronunciate da una smemorata”.
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