Con le truppe parlamentari pentastellate ancora divise tra Beppe e Giuseppe e i pontieri in azione per trovare un’intesa soddisfacente tanto per Grillo quanto per Conte (leggi l’articolo), evitando così una balcanizzazione del Movimento 5 Stelle, trovare la quadra per il rinnovo dei componenti del Consiglio di amministrazione della Rai non è stato possibile. La scelta era stata fatta ma, complice forse la particolare situazione, Vito Crimi ha bloccato tutto. M5S ieri ha chiesto quindi e alla fine ottenuto un rinvio.
Una richiesta contestata dalla solita Italia Viva, a cui si è accodato il sindacato dei giornalisti di viale Mazzini, ma accolta. La politica è mediazione e i colpi di mano non portano mai a percorsi virtuosi. Per evitare nomine frutto di eventuali colpi bassi, che poi andrebbero a pesare sugli equilibri e sul destino del servizio pubblico già in forte affanno, la stessa Forza Italia ha così mostrato subito disponibilità di fronte alla richiesta dei 5S.
IL RETROSCENA. Il voto per l’elezione di due nuovi componenti del CdA della Rai era prevista per oggi alla Camera. Il Movimento 5 Stelle già ieri mattina ha chiesto uno slittamento del voto dell’Aula. E lo stesso ha poi fatto per lo scrutinio previsto al Senato. Fratelli d’Italia e la Lega hanno deciso di riconfermare gli uscenti e il Pd ha scelto da tempo il suo consigliere. I pentastellati avevano affidato l’esame dei diversi profili ai loro membri della Vigilanza. Che ha indicato il nome del candidato ritenuto più meritevole. Ma, quando la pratica sembrava ormai archiviata, inspiegabilmente Crimi ha bloccato tutto. Ed è a questo punto che è arrivata la richiesta di rinvio. Che ha messo in luce le divisioni interne al Movimento esponendolo alle critiche degli altri partiti.
Per il renziano Michele Anzaldi, “la richiesta dei gruppi Cinque Stelle rappresenterebbe un grave precedente: una parte politica chiede il blocco di una procedura avviata dai presidenti di Senato e Camera, per motivi politici”. L’esponente di Iv ha poi proseguito definendo l’accaduto un precedente dettato solo da motivi che hanno a che fare con le logiche spartitorie e nulla con gli interessi della Rai, dei dipendenti e del canone dei cittadini . “Si tratta di un atto gravissimo per le istituzioni – ha concluso – e perpetrato sul tema Rai da quelli che volevano liberarla dalla politica”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’Usigrai.
“L’ipotesi di rinvio delle sedute parlamentari per la nomina dei consiglieri di amministrazione è gravissima. La Rai – ha sostenuto il sindacato dei dipendenti di viale Mazzini – è impantanata ormai da un mese, il mandato è nei fatti scaduto e qualcuno in Parlamento pensa di continuare a rinviare il rinnovo. Ci auguriamo che questa ipotesi venga respinta. Quanto sta accadendo è la prova più lampante di cosa voglia dire il controllo dei partiti sulla Rai”.
Ma la politica è appunto altro. E lo ha fatto capire prima della capigruppo lo stesso coordinatore di FI, Antonio Tajani. “Se serve per trovare un accordo per noi va bene. È una richiesta del M5S”, ha affermato. E al termine della capigruppo della Camera, che ha approvato a larga maggioranza la modifica del calendario, è stato quindi deciso di rinviare al 14 luglio, alle ore 21, il voto sul rinnovo del Cda di viale Mazzini, previo accordo con il Senato.