di Monica Tagliapietra
Se va avanti di questo passo non ci sarà bisogno di una manovra correttiva, ma di un’intera legge di stabilità aggiuntiva a quella presentata da Palazzo Chigi nel dicembre scorso e mai approvata dalla Commissione europea. Bruxelles evidentemente aveva annusato che i numeri non tornavano e rinviando il via libera ai nostri conti pubblici ha preso due piccioni con un fava. Il primo piccione era quello di non trovarsi in mano come al solito con un mucchio di dati falsi. Troppo spesso le stime fornite da Roma su crescita e debito al consuntivo non tornavano proprio. Il secondo piccione, forse quello a cui Juncker teneva di più, era invece quello di tenere perennemente Renzi sotto la spada di Damocle di una finanziaria bis. Fatto sta che le previsioni di crescita del Pil nel 2016, che il ministro Padoan aveva fissato nell’1,6% già a questo punto dell’anno sembrano inarrivabili. E se la crescita sarà minore dell’obiettivo fissato, allora mancherà il relativo gettito fiscale che potrà essere recuperato in due soli modi: o tagliando la spesa pubblica (ipotesi più che altro teorica) o alzando le tasse, tanto per cambiare. Per questo Palazzo Chigi è molto preoccupata e invoca altra flessibilità sui parametri Ue. Ma una cosa è un po’ di flessibilità, una cosa è far quadrare dei conti che hanno tutti i fondamentali sballati.
CORREZIONI
Nelle scorse settimane era stata la stessa Commissione europea a limare le nostre previsioni di crescita, portandole dall’1,6 all’1,4%. E così sarebbe già un salasso. Ma adesso è una vera e propria mannaia quella che si abbatte dall’Ocse. L’organizzazione che ha sede a Parigi parte da una ovvia considerazione degli effetti derivati dalla crisi dei mercati mondiali nei primi quaranta giorni dell’anno. Effetti che costringono a ridimensionare le aspettative sulla crescita globale, con l’Italia che non può fare eccezione. La ricchezza prodotta nel Paese si stima adesso all’1%, cioé 0,4 punti percentuali in meno rispetto al rapporto di novembre. Confermata invece la stima di +1,4% per il 2017, ma per vedere se sarà vero in questo caso ce n’è da attendere. Il trend però è chiaramente diverso da quello al quale ci si era ispirati al momento di licenziare l’ultima manovra. E ormai pare chiaro che il nostro Governo ha sbagliato quando – nella nota di aggiornamento del Def rilasciata lo scorso autunno – ha rialzato la stima 2016 all’1,6%. Se le più recenti indicazioni hanno già aperto la riflessione sulla concreta possibilità di raggiungere quell’obiettivo, Padoan continua a minimizzare, sostenendo che non ci si discosterà molto da quell’asticella. Ma l’Ocse non dice lo stesso.