“Prevenire è meglio che curare”. Difficile trovare un motto popolare migliore di questo per capire come mai, davanti a due guerre e con il ritorno dell’incubo terrorismo in Europa, l’Italia – malgrado il governo stia ribadendo quotidianamente che non risulta oggetto di particolari minacce – sta potenziando, quasi giornalmente, le misure di sicurezza.
“Su 28 mila obiettivi sensibili, sono ben 286 quelli di massima sensibilità che richiedono un presidio fisso di vigilanza”, letteralmente sette giorni su sette e rigorosamente h24. Lo ha spiegato ieri il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, durante l’intervista concessa alla trasmissione Giù la maschera in onda su Rai Radio 1 in cui, tra le altre cose, ha spiegato di aver “fatto fare una valutazione complessiva” su tutti i possibili target di eventuali attacchi terroristici, “ma non tutti, secondo l’analisi fatta, presentano una vulnerabilità tale da richiedere un presidio fisso h24”.
Com’è facilmente intuibile, le strutture maggiormente a rischio sono quelle legate alla comunità israeliana. Dati alla mano si parla di 205 edifici, sparsi su tutto il suolo italiano, in prevalenza sedi diplomatiche e luoghi di culto. Le altre 61 strutture monitorate, invece, sarebbero per lo più riferibili alle ambasciate americane, ai palazzi delle istituzioni italiane, ai luoghi simbolo della cristianità, a grandi aree di aggregazione come aeroporti, stazioni e monumenti.
Per ovvie ragioni di sicurezza, al Viminale le bocche sono cucite in quanto non si può far trapelare quali siano quelle strutture su cui stanno concentrando l’attenzione il governo e gli apparati di intelligence.
Chiodo fisso
Senza timore di essere smentiti, nella Capitale la zona maggiormente presidiata è quella del quartiere ebraico. Sorvegliati speciali anche le sinagoghe, soprattutto quella del Tempio Maggiore di Roma, e le ambasciate di Israele e Stati Uniti. Altrettanto scontato è che verrà prestata grande attenzione all’area del Vaticano e ai principali simboli della cristianità.
Altrettanto scontato che a Milano il monitoraggio sarà particolarmente forte nell’area della principale sinagoga, attorno alla quale si trovano anche l’Università statale e il policlinico, nonché al quartiere ebraico. Tra le misure scelte dal governo in ottica anti-terrorismo c’è anche il rafforzamento dei controlli ai confini e, soprattutto, la sospensione temporanea per dieci giorni – prorogabile fino a sei mesi – del patto di Schengen con la chiusura di fatto della frontiera con la Slovenia che fa parte della cosiddetta ‘rotta balcanica’.
Proprio quest’ultima, come spiegato ieri da Piantedosi, è la principale fonte di apprensione in quanto gli “arrivi via mare” dal nord Africa “ci consentono di intercettare in maniera più efficace, come è avvenuto, quei personaggi che si dovessero presentare in quella rotta” visto che “siamo organizzati negli hotspot di primo ingresso attraverso un incrocio di banche dati, ci sono controlli specifici”.
Diversa, invece, la situazione della “rotta balcanica” che è “un arrivo via terra che riguarda un transito di persone da Paesi come la Bosnia che tutti gli analisti ci dicono essere un Paese che in qualche modo fa anche da fucina di ambienti e gruppi che hanno a che vedere con la radicalizzazione islamica” e sebbene “i numeri del fenomeno migratorio lì sono minori, gli avvisi e le preoccupazioni che ci sono pervenute” dagli analisti “ci hanno indicato che è quello il tratto più vulnerabile” e per questo “come governo abbiamo preso la decisione” di chiudere il confine con la Slovenia.
Possibili altre strette contro il terrorismo
Quel che è certo è che le misure di sicurezza fin qui approvate contro il pericolo terrorismo possono essere rimodulate da un momento all’altro. Lo ha fatto capire molto chiaramente il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, rispondendo nell’Aula della Camera ad un’interpellanza della Lega sulle iniziative “volte a prevenire e contrastare manifestazioni a sostegno di Hamas che possano comportare rischi per l’incolumità dei cittadini ebrei”.
Il leghista ha spiegato che “al momento non risultano evidenze concrete e immediate di rischio terroristico per l’Italia, ma la situazione esige un elevatissimo livello di attenzione in quanto la minaccia terroristica presenta spesso caratteri di fluidità e indeterminatezza. Sottolineo peraltro che il dispositivo italiano di prevenzione è ben collaudato e presenta molteplici punti di forza”, “con uno schermo di sicurezza discreto e non invasivo e al contempo assai efficace per prevenire e contrastare la persistente minaccia dello stragismo jihadista”.
In relazione alla domanda sulle possibili manifestazioni a sostegno della Palestina e di Hamas, Molteni ha detto che “preliminarmente la linea del governo è che vada privilegiata la libertà di manifestazione del pensiero, purché questa si esprima con modalità tale da non compromettere l’ordine pubblico, nel qual caso la manifestazione incorre in un divieto”.