Che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, al quale è affidata la regia sulla prossima Manovra di bilancio, non ne azzecchi una non è certo rassicurante. Il target dell’1% di crescita del Pil per quest’anno in Italia è “realistico”, ha detto il ministro leghista giovedì. Ieri la doccia gelata è arrivata dagli ultimi dati dell’Istat.
Dopo aver certificato per l’anno passato una crescita asfittica pari allo 0,7%, l’istituto nazionale di statistica ha rilevato che per la crescita del Pil italiano, la variazione acquisita per il 2024 è pari allo 0,4%, in ribasso rispetto a quella diffusa il 2 settembre quando la variazione era stata stimata pari a 0,6%. Sempre peggio insomma, e questo rende tutt’altro che realistico l’obiettivo dell’1% di crescita a fine anno, come auspicato con molto ottimismo da Giorgetti.
Non solo il Pil in affanno, la pressione fiscale sale col governo Meloni
E ancora. Il ministro leghista ha chiaramente detto che la prossima Manovra richiederà sacrifici a tutti: individui, pubblica amministrazione, aziende grandi e piccole. E, poco importa che poi la maggioranza lo abbia smentito sulla possibilità di mettere nuove tasse.
L’idea di Giorgetti era di un maggior contributo richiesto a tutti in termini di fiscalità. Peccato che l’Istat abbia già certificato che la pressione fiscale nel secondo trimestre è stata pari al 41,3%, in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
“Questo incremento grava principalmente sui lavoratori e sui pensionati, mentre le multinazionali e i giganti del web riescono a eludere il fisco grazie a un sistema europeo che chiude gli occhi sui paradisi fiscali interni all’Unione”, dichiara Pasquale Tridico, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo.
“È evidente che serve un riequilibrio contributivo che chieda un maggiore impegno alle grandi imprese assicurative, sanitarie, energetiche e delle armi che hanno prodotto enormi profitti negli ultimi anni. Riuscirà il Ministro Giorgetti a tassare in modo adeguato gli extraprofitti e a far pagare chi finora ha contribuito nulla o poco? Abbiamo molti dubbi visti i veti nella maggioranza messi da chi difende queste potenti lobby. Il risultato è che la prossima Manovra sarà punitiva per i soliti noti lavoratori dipendenti, commercianti, artigiani e piccole e medie imprese, una contraddizione rispetto a quando in campagna elettorale dicevano di non voler mettere le mani nelle tasche degli italiani”, conclude.
Ristagnano i consumi, giù le vendite al dettaglio
E se l’Istat concede qualche lumicino di speranza sul fronte dei redditi – quello disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dell’1,2% nel secondo trimestre, con uno stesso incremento per il loro potere d’acquisto – subito fanno rientrare le speranze i dati sui consumi che sono cresciuti di appena lo 0,4%, con una propensione al risparmio delle famiglie consumatrici del 10,2%, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
“Spesa delle famiglie sostanzialmente ferma, vendite in crollo per i piccoli negozi. Il quadro tracciato dai dati Istat è preoccupante”, commenta Confesercenti.
“La revisione del secondo trimestre – si legge in una nota – delinea un netto rallentamento dei consumi, e le valutazioni negative sulla dinamica della spesa delle famiglie sono confermate purtroppo anche dai dati sulle vendite al dettaglio di agosto: per le imprese operanti su piccole superfici si evidenzia un calo del -0,9%, nonostante il traino dei saldi estivi”.
“Peggiora”, dunque, una situazione che sul versante dei consumi, in particolare di beni, “risultava già fragile”, dichiara l’ufficio studi Confcommercio, sottolineando che gli indici dei volumi acquistati, al di là di piccole oscillazioni mensili, sono “fermi sui valori di fine 2023 e risultano del tutto stagnanti nel confronto annuo”.