La Commissione europea corre ai ripari sul fronte dei non performing loans (Npl), i crediti deteriorati delle banche, e cerca di varare una direttiva per creare un mercato unico per la vendita dei prestiti in sofferenza. Dallo scoppio della crisi economica un numero sempre crescenti di debitori delle banche ha avuto difficoltà ad onorare i propri presititi, crediti che se pagati con più di 90 giorni di ritardo rispetto alla scadenza possono diventare un problema per le banche, soprattutto da quando la Bce ha elevato il capitale necessario a garanzia dei prestiti non più sicuri.
In tutta Europa si tratta di un mercato che vale centinaia di miliardi di euro ogni anno, ma che fino ad oggi ha avuto un enorme problema: ciascuno dei 28 Paesi disciplina in maniera differente la vendita dei beni dei debitori. Una differenza che impatta pesantemente sulle valutazioni dei crediti deteriorati, perché – ad esempio – una cosa è il valore di un prestito che ha un capannone in garanzia, in un Paese dove ci vogliono poche settimane per venderlo, altra cosa è se ci vogliono anni. Per ovviare a tale inconveniente la Commissione Ue ha messo a punto la proposta di direttiva che si applicherà “ai gestori di crediti, agli acquirenti di crediti e al recupero delle garanzie reali”.
Trattandosi di una proposta e non ancora una direttiva, anche il campo di applicazione resta da definire, sebbene la Commissione fornisca l’indicazione di applicarla solo al settore dei crediti commerciali e non anche quelli in favore dei consumatori, anche se l’ultima parola spetterà al Parlamento Europeo. Tra le principali novità c’è comunque l’introduzione, in tutti i Paesi di un meccanismo di vendita dei beni dati in garanzia che non passi per i Tribunali (escussione extragiudiziale), magari affidandosi ai notai, in modo da accelerare considerevolmente i tempi necessari per rientrare dell’investimento fatto da chi ha acquistato i crediti inesigibili.
Secondo la Commissione questo meccanismo, insieme a regole comuni materia di vigilanza sugli operatori autorizzati ad operare sul mercato dei non performing loan, dovrebbero aumentare il valore dei crediti deteriorati. Di conseguenza ciò dovrebbe determinare un rafforzamento patrimoniale degli Istituti di credito costretti a disfarsi degli Npl. Adesso il Parlamento italiano dovrà esprimersi sul testo proposto dalla Ue prima che sia trasformato in direttiva. Un’occasione anche per meditare sulla distruzione di valore che le regole stringenti sugli Npl hanno provocato alle banche italiane, costrette a svendere i crediti in tempi che Francoforte continua ad accelerare, come già chiesto a Mps.