Cpr di via Corelli a Milano: due detenuti ammessi come parti civili

Sono già due - ma saranno molti di più - i detenuti del Cpr di via Corelli che chiederanno di essere parti civili nel processo.

Cpr di via Corelli a Milano: due detenuti ammessi come parti civili

Mentre il governo pubblicizza ovunque il suo centro albanese, sui Centri permanenza e rimpatrio  “nostrani” cala il silenzio. E invece di cose ce ne sarebbero da dire, a partire dagli ultimi sviluppi dell’inchiesta milanese sul Cpr di via Corelli a Milano, nel quale i migranti, secondo le indagini dei pm Paolo Storari e Giovanna Cavalleri e del Nucleo di polizia economica finanziaria della Gdf, sarebbero stati rinchiusi in condizioni “disumane” e “infernali”.

Due reclusi ammessi come parti civili. E altri seguiranno

Ieri due migranti – ex “ospiti” nel Cpr – all’udienza preliminare sono stati ammessi come parti civili, per gli eventuali danni, e altri hanno annunciato che si costituiranno nell’udienza in programma davanti al gup Mattia Fiorentini, a carico di Alessandro Forlenza e Consiglia Caruso, amministratori di fatto e di diritto della Martinina srl, e della stessa società con sede a Salerno.

Per gli ex gestori del centro le accuse sono di frode in pubbliche forniture e turbativa d’asta. Come parti civili sono state ammesse anche le associazioni Naga e BeFree, che da tempo si occupano dei Cpr e denunciano le condizioni in cui sono trattenuti i migranti.

Forlenza, difeso dall’avvocato ed ex pm Antonio Ingroia, ha chiesto di patteggiare un anno e 8 mesi e la Martinina ha chiesto un patteggiamento a 15mila euro di sanzione pecuniaria con interdizione dal contrattare con la pubblica amministrazione per 20 mesi. Non ha scelto riti alternativi, al momento, Caruso, madre di Forlenza.

L’inferno del Cpr milanese svelato dalla Guardia di Finanza

L’inchiesta aveva avuto una svolta lo scorso 1° dicembre con un blitz all’alba della Guardia di finanza che aveva perquisito la struttura in appalto per la Prefettura in base a una gara da 4 milioni e 398mila euro. Nel Cpr sarebbero stati “totalmente assenti” i servizi di “mediazione linguistico culturale, orientamento legale, assistenza sociale, psicologica” che, sebbene contrattualizzati, venivano documentati alla Prefettura di Milano con “dati falsi” e firme apocrife. I migranti sarebbero stati trattenuti all’interno con un “uso smodato”, “costante e indiscriminato” di benzodiazepine e psicofarmaci.

Le altre gare con i documenti contraffatti

Inoltre, Forlenza risponde di altre imputazioni, in quanto “quale amministratore di fatto di Engel Italia srl e Martinina” avrebbe presentato “documentazione contraffatta” partecipando ad altre “gare d’appalto” per la gestione di centri di accoglienza per stranieri richiedenti asilo, tra Milano, Salerno, Brindisi e Taranto.

L’udienza preliminare è stata aggiornata al 18 dicembre, anche perché si attende il passaggio di consegne tra l’amministratore giudiziario (una relazione sarà depositata nelle prossime settimane) e la nuova società che ha vinto il bando per la gestione del centro. La Prefettura, che si accingeva a prolungare l’affidamento alla Martinina (intendimento caduto solo con lo scoppio dell’inchiesta), non ha chiesto di costituirsi parte civile.

Oggi invece alla Camera Avs presenterà il report: “A porte chiuse. La violenza del Cpr di Macomer tra punizioni e razzializzazione”, curato dall’Associazione NAGA ODV e dalla Rete Mai più Lager – No ai Cpr, sulla base delle denunce arrivate al centralino Sos dell’Associazione.