Se per il governo di Giorgia Meloni il nucleare è una necessità da portare a casa il prima possibile, tanto che il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha aperto addirittura all’ipotesi di introdurre finanziamenti per la sua realizzazione, per gli italiani è motivo di preoccupazione e per questo bisogna evitarlo a ogni costo. A certificare la distanza siderale tra l’Esecutivo e i cittadini è l’ultimo sondaggio Ipsos, commissionato da Legambiente, Kyoto Club, Conou, Editoriale Nuova Ecologia, secondo cui il 75 per cento degli italiani ritiene che ad oggi il nucleare non sia una soluzione attuabile e non rappresenti nemmeno una valida alternativa alle fonti fossili.
Un giudizio che viene motivato sulla base della pericolosità dell’attuale tecnologia, ancora basata sulla fissione nucleare e non sulla fusione per la quale saranno necessari ancora decenni di ricerca, e perché ritenuta “poco conveniente” per via degli alti costi per la costruzione degli impianti, stimati in oltre 15 miliardi a centrale tradizionale, e delle materie prime. Sondaggio alla mano, soltanto il 25 per cento degli italiani auspica un ritorno al nucleare.
Il nucleare piace solo al governo Meloni. Secondo un sondaggio di Ipsos, il 75% degli italiani è contrario al ritorno all’energia dell’atomo
Che il tema dell’approvvigionamento energetico del Paese sia una priorità, lo sanno bene gli intervistati. Il nodo, però, è che questi ultimi sembrano pensarla molto diversamente dal governo, visto che per gran parte di loro, l’Italia deve concentrare i propri sforzi sulle fonti rinnovabili, sull’economia circolare e, soprattutto, su misure capaci di combattere efficacemente la crisi climatica che, come noto, impatta in modo molto deciso sui conti pubblici. Al contrario, proprio le fonti green e l’economia circolare per gli intervistati rappresentano “due volani per il Paese” in quanto permettono di creare nuovi green jobs, questi ultimi ritenuti fondamentali anche in un’ottica futuribile e che per oltre 1 italiano su 2 sono destinati ad aumentare nei prossimi anni.
Dati alla mano, per il 54 per cento degli intervistati l’Esecutivo dovrebbe incentivare la produzione e l’impiego di energie rinnovabili, nonché promuovere l’economia circolare. Inoltre, il 38 per cento degli italiani sostiene che le amministrazioni dovrebbero semplificare il processo autorizzativo degli impianti di energie rinnovabili, oggi fin troppo complesso e articolato. Nel sondaggio è stato largamente affrontato anche il tema della crisi climatica che avanza a ritmo sempre più preoccupante. Un tema per il quale, sempre secondo Ipsos, i cittadini sono più che consapevoli delle ricadute economiche e degli impatti sui territori e sulla salute umana. Il 61 per cento degli intervistati ritiene che l’aumento dei disastri naturali sia strettamente legato alla crisi climatica e per molti di loro è altrettanto evidente come questa sia amplificata dall’azione umana.
Per il 45 per cento degli italiani i cambiamenti climatici impattano in modo molto evidente e pesante sul costo della vita, mentre per il 44 per cento di loro è alla base del deciso aumento dei costi dei prodotti alimentari. Per quanto riguarda la salute, il 29 per cento degli intervistati ritiene che il clima impazzito sia la causa anche dell’aumento delle malattie croniche, delle allergie e delle intolleranze. Tutte ragioni per le quali, sempre secondo quanto rivelato da Ipsos, il 72 per cento degli intervistati ritiene prioritario il contrasto della crisi climatica da parte dei governi di tutto il mondo. Uno sforzo titanico che per il 42 per cento degli intervistati deve essere perseguito anche dalle aziende, per il 39 per cento dalle amministrazioni locali e per il 35 per cento dalle azioni che concretamente possono essere messe in campo dai consumatori.
Da Legambiente una bacchettata al governo per la strategia sul nucleare
Davanti a questo report, per Legambiente è evidente come si stia correndo dritti verso il disastro. “Per centrare gli obiettivi dell’Unione Europea al 2030, servono politiche e interventi coraggiosi che permettano di accelerare il passo e di contrastare la crisi climatica”. Il problema è che “mancano solo sei anni al 2030, ma il Governo Meloni guarda al passato, a partire dalla scelta fatta sul Pniec (contenente un mix energetico basato anche sul nucleare), sul gas e sul Piano Mattei. Una decisione grave, che non tiene conto delle esperienze virtuose in fatto di rinnovabili, sparse nella Penisola, e della leadership italiana sull’economia circolare in Europa”, è quanto dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.
“Occorre accelerare lo sviluppo e la realizzazione di nuovi impianti a fonti pulite, e lavorare sulle filiere strategiche dell’economia circolare, a partire dal riciclo dei Raee”, insiste il vertice dell’organizzazione ambientalista. Per riuscirci, insiste Ciafani, “occorre rimuovere quegli ostacoli burocratici e tecnologici che oggi ne rallentano lo sviluppo”, come anche “perseguire la strategia Rifiuti zero, impianti mille” e puntare a costituire “un modello di gestione sempre più ottimale, basato su raccolta porta a porta, tariffazione puntuale, impiantistica diffusa e capillare sul territorio e nuove campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte ai cittadini”.