Se ne parla da decenni e in tanti ci hanno provato ma mettere mano alla Costituzione italiana è un affare delicato in cui sono più gli insuccessi che i successi. Ci hanno provato fallendo miseramente ben tre commissioni bicamerali, quella del 1983 presieduta da Aldo Bozzi, quella del 1992 di Ciriaco De Mita e quella del 1997 di Massimo D’Alema, e sono naufragati – caduti sotto la scure del referendum popolare – anche i tentativi dei governi di Silvio Berlusconi, nel 2006, e dell’allora premier Matteo Renzi nel 2016.
In tanti ci hanno provato, ma mettere mano alla Costituzione italiana è un affare delicato in cui sono più gli insuccessi che i successi
Si tratta di ben cinque tentativi finiti nel nulla e che sono costati gran parte dei consensi di chi li ha proposti, talvolta minandone pesantemente il cammino politico come accaduto soprattutto al senatore toscano che all’epoca dei fatti, vista la debacle popolare, annunciò un passo indietro dalla politica, salvo fare marcia indietro qualche anno dopo.
Soltanto due, invece, le volte in cui si è riusciti a trovare la quadra e non sempre le cose sono andate come sperato. Caso emblematico è la riforma del Titolo V, voluta dal Centrosinistra per contrastare il progetto federalista della Lega, con cui sono state riconosciute le autonomie locali quali enti esponenziali preesistenti alla formazione della Repubblica e che ha stabilito quali materie siano di competenza dello Stato, quali delle Regioni e soprattutto quali materie rientrino nella cosiddetta competenza concorrente, ovvero condivisa da entrambi.
Il testo, sottoposto a referendum, ha trovato un ampio gradimento con il 64,2% degli italiani favorevoli che speravano così di abbattere la burocrazia e rendere più facile l’attività legislativa. Peccato che sin dal suo esordio, la riforma ha finito per deludere tutti soprattutto per l’indeterminatezza delle materie concorrenti che ha dato luogo a una sterminata serie di ricorsi, contenziosi e sentenze. Insomma il risultato è andato nella direzione opposta alle aspettative, tanto che ancora oggi ne paghiamo le conseguenze.
La seconda volta in cui è stata modificata la Costituzione, invece, risale al 2020 quando il Movimento 5 Stelle è riuscito a convincere il 69,96% degli italiani introducendo, come promesso durante la campagna elettorale, il taglio dei parlamentari che gli stessi cittadini avevano chiesto vanamente alla politica per decenni.