Il senso del garantismo dalle parti di Azione diventa un manifesto. A firmarlo Enrico Costa, il figlio del gran capo del Partito liberale italiano che a forza di garantismo sforna continui emendamenti che piacciono moltissimo alla maggioranza di governo, l’ultimo della serie al ddl Cybersicurezza per punire con il carcere i giornalisti che pubblicano notizie frutto di reato. Per non parlare del bavaglio alla pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare finito nel mirino di Reporters sans Frontières.
Il deputato calendiano ieri ha deciso di sottoporre ai candidati delle prossime elezioni europee un “manifesto garantista” convinto che “saranno in pochi a sottoscriverlo”.
Il garantismo dalle parti delle macerie del Terzo polo del resto è come la competenza: una qualità che si attribuiscono da soli certificandosela in casa.
Del resto per Costa è garantismo il bavaglio sulle ordinanze di custodia cautelare, è garantista abolire l’abuso d’ufficio, è garantista la stretta sulle intercettazioni che garantisce maggiore impunità ed è garantista perfino la separazione delle carriere sognata da Silvio Berlusconi su ispirazione di Licio Gelli. Ovviamente per Costa chiunque metta in dubbio il suo garantismo è un “forcaiolo”.
Dopo gli assist al governo per imbavagliare la stampa ora Costa propone un decalogo ai candidati delle prossime europee
Nel suo decalogo Costa pone l’accento sulle “norme a tutela del giusto processo, della parità tra accusa e difesa, delle garanzie dell’indagato e dell’imputato, vigilando per la piena attuazione delle garanzie procedurali” per respingere “ogni forma di indebolimento del diritto di difesa e del diritto all’assistenza legale”.
Tra le proposte anche impegno “perché l’Unione europea consideri la restrizione della libertà personale prima della sentenza definitiva come extrema ratio e ne sanzioni l’abuso”.
Ci sono poi le intercettazioni. Per Costa ogni candidato dovrebbe battersi “per la piena affermazione del principio di riservatezza delle comunicazioni come diritto essenziale della persona, sacrificabile esclusivamente in caso di gravi reati e con procedure rigorose”.
Per il deputato le intercettazioni dovrebbero essere uno strumento di indagine riservato solo ai reati gravissimi, praticamente già accertati. Con buona pace dei magistrati che sono arrivati a pericolose organizzazioni criminali proprio grazie a questo strumento di indagine.
Tra i punti anche la garanzia “agli assolti e ai prosciolti” dell’oblio “delle notizie relative alle indagini che li hanno interessati”. Fosse per Costa non avremmo saputo ad esempio dei politici che hanno amichevolmente conversato con boss mafiosi: fatto che non è un reato ma che forse gli elettori e i lettori gradirebbero sapere.