Comincia con una richiesta di pena più severa il processo in Cassazione per il comandante Francesco Schettino. Il procuratore generale della Corte di Cassazione Francesco Salzano, infatti, ha chiesto alla Suprema Corte di accogliere il ricorso del procuratore generale della Corte d’Appello di Firenze che a sua volta aveva richiesto di considerare l’aggravante della colpa cosciente (cioè la previsione che nel naufragio ci potessero essere delle vittime) per il naufragio della nave in cui morirono 32 persone al largo dell’Isola del Giglio. Insomma, per Salzano bisognerebbe considerare una pena più severa per Schettino.
Se la richiesta del procuratore generale della Corte di Cassazione dovesse essere accettata, non a caso, ci sarà un appello bis per il naufragio della Costa Concordia con il rischio di una pena più elevata rispetto a quella già inflitta al comandante Francesco Schettino. Il Pg ha chiesto anche la “irrevocabilità” di tutte le accuse contestate al comandante e alla condanna stabilita in appello.
“Schettino era consapevole che sul lato sinistro della nave si trovavano ancora duemila persone, e che solo 1500 passeggeri erano scesi con le scialuppe di dritta perchè glielo aveva detto il personale di bordo: in quanto comandante, con posizione di garanzia, aveva l’obbligo di restare sulla nave fino all’ultimo, invece quando si calò sulla scialuppa sapeva che dietro di lui c’erano altri ufficiali rimasti sulla Concordia”, ha sottolineato nella sua requisitoria. Secondo Salzano, da parte di Schettino c’è stata anche una “latitanza gestionale”, dopo aver causato il naufragio con morti e feriti, che ha fatto si che l’emergenza “non è stata da lui organizzata e controllata”. “Schettino, sceso dalla nave, non si tiene nemmeno in contatto radio con i suoi ufficiali e accetta di rimanere all’oscuro sul destino di circa duemila persone”.