La Cassazione butta la chiave, Cospito resta al 41 bis

Cospito resta al 41 bis, La Cassazione ha buttato la chiave. Rigettato il ricorso presentato dai legali dell'anarchico

La Cassazione butta la chiave, Cospito resta al 41 bis

Alfredo Cospito resta al 41bis. Dopo quasi otto ore di camera di consiglio, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso contro il regime carcerario del 41bis presentato dai suoi legali. A nulla sono valse le fragili condizioni di salute del leader anarchico, in sciopero della fame da quasi quattro mesi e che attualmente è ricoverato nel reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano.

Del resto su Cospito pesa una condanna in via definitiva per aver gambizzato un dirigente dell’Ansaldo Nucleare a cui rischia di aggiungersene una seconda in quanto è tutt’ora in attesa della definizione del giudizio d’appello per l’attentato alla Scuola allievi dei carabinieri di Fossano, fatto per il quale gli viene contestato il reato di strage politica.

La decisione

La decisione dei cinque giudici in realtà non sembrava così scontata. Questo perché il procuratore generale Piero Gaeta aveva espresso dubbi sulla misura, chiedendo il riesame della stessa al tribunale di sorveglianza così da rivalutare le ragioni del 41 bis che sono state motivate sui presunti messaggi inneggianti alla rivolta armata inviati da Cospito ai compagni della galassia anarchica.

Lo stesso procuratore Gaeta, nelle sua requisitoria scritta, aveva spiegato che il 41bis non può giustificare la “rarefazione e la compressione di altre libertà inframurarie” se non con l’impedimento di “contatti e collegamenti” che risultino “concretamente” e “specificamente” finalizzati ad evitare “ulteriori reati o attività dell’associazione esterna”. Sempre secondo il procuratore generale della Suprema Corte “è necessario che emerga una “base fattuale” sulla base di “elementi immanenti e definiti”, cosa che “non è dato riscontrare” nell’ordinanza del tribunale di sorveglianza su Cospito.

“La verifica su tale punto essenziale – scrive il pg – non traspare nelle motivazioni del provvedimenti” ma è “necessaria” e non può essere “desumibile interamente ed unicamente né dal ruolo apicale” né dall’essere egli divenuto ‘punto di riferimento’ dell’anarchismo in ragione dei suoi scritti e delle condanne riportate”. Ma evidentemente per i giudici non c’è motivo di rimandare indietro il provvedimento che, quindi, resta pienamente in vigore.

Rabbia e preoccupazione

Quel che è certo è che la notizia non è stata presa bene dai tanti anarchici che per tutta la giornata si sono radunati fuori piazza Cavour nella speranza di poter riabbracciare il loro leader. “Se Alfredo muore , ve la faremo pagare”, “la nostra voglia di libertà è più forte della vostra autorità” e ancora “facciamo sentire la nostra voce a questa gentaglia” sono alcuni dei cori che sono stati scanditi a ripetizione durante il sit-in andato avanti per tutte le otto ore di interminabile attesa.

Davanti a una situazione simile è facile intuire come all’annuncio della decisione i tanti presenti – letteralmente sorvegliati a vista dagli agenti – dopo un breve momento di smarrimento hanno iniziato a manifestare la propria rabbia. E  lo hanno fatto nel peggiore dei modi ossia gridando a squarciagola che chi ha preso questa decisione “sarà responsabile di tutto quello che succederà”. Poi, per essere ancora più chiari, hanno urlato “assassini” all’indirizzo dei giudici di Cassazione, rei – secondo loro – di aver sostanzialmente decretato la fine del detenuto. Questo perché l’anarchico che soltanto di recente aveva ripreso un minimo ad alimentarsi, aveva già fatto sapere attraverso i propri legali che in caso di parere negativo avrebbe ripreso lo sciopero della fame “fino alla fine”.

Ed effettivamente il timore è che dalle parole, Cospito passi rapidamente ai fatti. Poco dopo che la notizia ha fatto il giro del web e delle televisioni, è arrivata la notizia che l’anarchico al 41bis ha già rifiutato la terapia che lo sta letteralmente tenendo in vita.