Voleva tirare per la giacchetta anche le Casse previdenziali, attratto dai loro patrimoni plurimiliardari. E questo non soltanto nel progetto dello Stadio della Roma. Dall’informativa del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Roma, che ha costituito la base dell’ordinanza con cui il gip ha disposto la varie misure cautelari, viene fuori un Luca Parnasi profondo conoscitore delle strutture che gestiscono i contribuiti dei professionisti. Secondo le ricostruzioni dei Carabinieri, Parnasi pensa innanzitutto alla Cassa forense, che gestisce la previdenza degli avvocati ed è presieduta da Nunzio Luciano (non indagato). L’immobiliarista romano, come emerso anche dall’ordinanza del gip, intendeva vendere il progetto Stadio a Dea Capital, del gruppo De Agostini. Quest’ultima, proseguono le ricostruzioni, era disposta ad accettare a patto che Parnasi si ricomprasse le quote di Ecovillage, un progetto immobiliare a Marino che non sembrava più interessare alla stessa Dea.
Il dettaglio – Qui spunta una prima idea di coinvolgimento della Cassa forense, il cui presidente, l’avvocato Luciano, si era candidato al Senato per Forza Italia. Secondo l’informativa, il progetto di Parnasi era quello “di proporre all’avvocato il finanziamento della campagna elettorale per centinaia di migliaia di euro a condizione che la Cassa forense, da egli presieduta, acquistasse le quote di Ecovillage”. In un’intercettazione con Luigi Bisignani, Parnasi spiega l’importanza di coinvolgere la Cassa. E dimostra di conoscere molto bene incroci e incarichi. Parlando di Luciano, in particolare, spiega che “è anche presidente dell’Aterp, e il presidente dell’Aterp è Alberto Righetti, il presidente della Cassa dei medici”. Qui i Carabinieri fanno diversi errori di trascrizione. Al posto di “Aterp”, infatti, bisogna leggere “Adepp”, ovvero l’associazione che raggruppa tutte le casse previdenziali. Mentre l’Alberto Righetti riportato nel documento è in realtà Alberto Oliveti, presidente dell’Enpam, la ricca Cassa di previdenza dei medici. Il costruttore, in un passaggio, dice anche che il patrimonio immobiliare della Cassa forense è gestito da Fabrica sgr, che fa capo al gruppo dell’acerrimo nemico Francesco Gaetano Caltagirone. Ma non finisce qui, perché Parnasi, che secondo le carte ha avuto un incontro con Luciano l’8 marzo 2018, intendeva coinvolgere la Cassa forense anche nello stesso “fondo Stadio”. Il leit motiv è sempre lo stesso: la Cassa ha un patrimonio di 12 miliardi e può essere molto utile. Ma che esiti ha avuto questo “avvicinamento” tra Parnasi e Luciano? Ieri La Notizia lo ha chiesto allo stesso presidente della Cassa Forense. “Mi preme precisare che Cassa forense non ha mai investito nel progetto Ecovillage, la proposta fu valutata negativamente dagli uffici finanziari in quanto non conforme alle politiche di investimento”, ha esordito, parlando di un’idea valutata solo a livello embrionale “ma mai pervenuta al nostro Comitato investimenti”.
La posizione – Luciano ha poi voluto spiegare che “Cassa forense investe il proprio patrimonio solo con decisione collegiale del Cda, che delibera su proposte avanzate al termine di un ampia e motivata istruttoria, espletata sulla base di una specifica procedura interna concernente le modalità per la gestione del patrimonio mobiliare ed immobiliare”. Quanto al coinvolgimento diretto nel piano per lo Stadio, il presidente ha confermato che “Parnasi ci ha prospettato verbalmente un progetto generico, che non è mai stato poi sottoposto in forma scritta e completa all’attenzione degli uffici competenti interni”. Infine la questione della campagna elettorale. Sul punto Luciano è categorico: “ Non ho mai ricevuto finanziamenti da Parnasi per la campagna elettorale”. Il fatto certo è che il costruttore ha cercato a lungo un aiuto da parte di alcune Casse professionali.