di Gaetano Pedullà
Il primo governo Napolitano è pronto. Oggi sapremo chi sono le comparse. Chi tira i fili lo sappiamo già. Il presidente della Repubblica, forte dell’unico potere che può mettere in riga i partiti – sciogliere le camere e mandare tutti a casa – farà la sua scelta tra Giuliano Amato (il favorito) ed Enrico Letta (numero due di un Pd in pezzi). Tagliato fuori Renzi, non è da escludere che re Giorgio possa anche stupire tutti con un nome a sorpresa. Un mister x, fosse pure Barbapapà, oggi ai partiti ogni nome andrà bene pur di non tornare alle urne. Il governo che nascerà dal sostegno di forze politiche antitetiche non promette niente di buono. A parte mettere nuove tasse, come troverà una sintesi chi vuole una politica economica espansiva e chi vuole invece continuare con il rigore nei conti pubblici? Come troverà un accordo chi vuole riformare la giustizia e chi dice da sempre no, pur di non fare un favore a Berlusconi? Come troverà la quadra chi vuole il presidenzialismo e una legge elettorale ispirata al sistema maggioritario con chi invece ha bisogno di riavvicinarsi al proporzionale per non sparire? Dunque il governo nascerà, ma di grandi riforme vedrete che non se ne avvisterà l’ombra. Certo, alcune cose saranno fatte. La base di partenza sono i punti tirati fuori dai saggi chiamati da Napolitano nei giorni scorsi. Un libro dei sogni, pieno di concetti generici e soluzioni fumose. C’è chi lo ha definito “fuffa”. Difficile non dargli ragione. Così passeranno altri mesi (e sono già due dalle ultime elezioni) senza mettere invece mano in profondità ai problemi che ingessano il Paese. Al momento opportuno il leader che si sentirà fortemente in vantaggio sugli altri costringerà il Colle a staccare la spina. Intanto Grillo farà la sua opposizione e troverà mille argomenti nuovi per devastare quel che resta della politica. Chiudersi nel Palazzo per pararsi all’assedio non lascerà molto più che un cumulo di macerie.