Cosa Nostra tentava di ricostruire la Cupola: scatta il blitz a Palermo e 181 persone finiscono agli arresti

Cosa Nostra tentava di ricostruire la Cupola: scatta il blitz a Palermo e 181 persone finiscono agli arresti

Cosa Nostra tentava di ricostruire la Cupola: scatta il blitz a Palermo e 181 persone finiscono agli arresti

Un colpo durissimo per Cosa Nostra. Un’operazione senza precedenti condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia ha portato all’arresto di 181 persone, tra boss, uomini d’onore ed estortori affiliati a diversi mandamenti mafiosi della città e della provincia. Il blitz a Palermo ha coinvolto oltre 1.200 carabinieri, supportati da unità specializzate e da un elicottero del 9° Elinucleo di Palermo.

L’operazione: la mafia nel mirino

L’indagine, coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dalla procuratrice aggiunta Marzia Sabella, ha ricostruito l’organigramma delle famiglie mafiose e ha svelato un nuovo tentativo di Cosa Nostra di ricostituire la storica Cupola provinciale. I mandamenti coinvolti includono Santa Maria di Gesù, Porta Nuova, San Lorenzo, Bagheria, Terrasini, Pagliarelli e Carini.

Le accuse a carico degli arrestati, a seconda delle posizioni, spaziano dall’associazione per delinquere di tipo mafioso al tentato omicidio, dalle estorsioni aggravate dal metodo mafioso al traffico di droga, fino ai reati in materia di armi e favoreggiamento personale.

Summit tra boss e ordini dal carcere

Le indagini hanno rivelato come i boss continuassero a comunicare con l’esterno grazie a cellulari criptati e microsim introdotti illegalmente nelle carceri. Questi dispositivi consentivano ai capi di Cosa Nostra di coordinare le attività criminali, gestire il traffico di droga e reclutare nuovi affiliati.

Il ritorno della vecchia mentalità mafiosa

Tra i dettagli emersi, spiccano le intercettazioni di un capomafia di Brancaccio, Giancarlo Romano, che lamentava il declino dell’organizzazione: “Oggi arrestano uno e subito si pente, il livello è basso. Noi eravamo prima, oggi comandano altri”. Una testimonianza della nostalgia per un passato in cui la mafia si sentiva intoccabile.

Nuove leve e affiliazioni: la Cosa Nostra di domani

Il blitz ha anche portato alla luce il tentativo dei clan di formare una nuova generazione di affiliati. A Corso Calatafimi, il boss Paolo Suleman istruiva i più giovani con lezioni su come gestire le estorsioni e conquistare il rispetto dei capi. Lo stesso avveniva nel mandamento di Santa Maria di Gesù, dove in una videochiamata criptata un boss in carcere parlava di un nuovo picciotto, considerato un elemento promettente per il futuro dell’organizzazione.

Fughe e soffiate: la rete di protezione di Cosa Nostra

Gli arrestati sapevano di essere nel mirino. Informatori interni avvertivano i boss dei blitz imminenti, consentendo loro di nascondere prove e preparare la fuga. In alcuni casi, capimafia e loro familiari avevano già pianificato di trasferirsi all’estero, allertati da soffiate su possibili arresti. “Me ne vado, l’Italia è diventata scomoda per noi”, diceva uno dei mafiosi intercettati.