La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha rigettato la richiesta avanzata dalla difesa dell’ex terrorista dei Pac, Cesare Battisti, arrestato a gennaio in Bovilia ed estradato in Italia dopo 37 anni di latitanza, di commutare la pena dell’ergastolo in quella di 30 anni di reclusione.
I giudici nel provvedimento scrivono, tuttavia, che “sarà la magistratura di sorveglianza a valutare se e quando Cesare Battisti – a cui non risulta applicabile il regime ostativo – potrà godere dei benefici penitenziari, in virtù di una progressione trattamentale che è diretta all’attuazione del canone costituzionale della funzione rieducativa della pena anche per i condannati all’ergastolo”. “Primo tra tutti”, sottolinea la Corte, “la liberazione anticipata”.
La Corte d’Appello di Milano, inoltre, scrive anche le “autorità boliviane” erano “libere di espellere lo straniero illegalmente entrato nel loro territorio e di consegnarlo alle autorità del paese di origine”, quindi all’Italia. Secondo i giudici, infatti, “la non definitività del provvedimento di espulsione all’atto della consegna di Battisti all’Interpol per il trasferimento in Italia e le eventuali altre irregolarità del procedimento svoltosi in Bolivia non possono essere fatte valere avanti all’Autorità giudiziaria italiana”.
“Faremo ricorso in Cassazione”, ha annunciato, commentando le motivazioni della sentenza, l’avvocato Davide Steccanella, difensore di Battisti, che ha aggiunto che “le decisioni dei giudici non si commentano e se non si condividono si impugnano”.