Una corsa che continua senza sosta da quattro mesi consecutivi. Con un aumento dello 0,6% solo negli ultimi trenta giorni che porta la crescita dell’inflazione su base annua al 2,9%. Una fotografia, quella scattata dall’Istat, che riflette l’impennata anche ad ottobre dei prezzi dei beni energetici (22,9%) e, in misura minore, anche degli alimentari (+1,4%) e dei Servizi ai trasporti (+2,4%).
LA SITUAZIONE- Danno collaterale numero uno: lo spred, il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi, schizzato in mattinata a 130 punti (ai massimi dal novembre 2020) chiude la seduta a Piazza Affari a quota 128. Insomma, stavolta neppure l’effetto Draghi basta a tranquillizzare i mercati sui quali pesa l’incertezza per le mosse della Bce che, giovedì scorso, ha ribadito che l’inflazione dell’Eurozona (4,1% ad ottobre con un aumento dello 0,7% rispetto settembre) tornerà a scendere solo nel 2022.
Tornando in Italia, l’Istat chiarisce che l’accelerazione su base tendenziale registrata nell’ultimo mese è in larga parte dovuta ai prezzi dei Beni energetici sia della componente regolamentata (da +34,3% a +37%) che a quella non regolamentata (da +13,3% a +15%). Dati in linea con l’analisi Eurostat, che indica proprio nell’energia (+23,5%, il più alto nel 2021, contro il 17,6% di settembre) la principale causa dell’impennata dei prezzi nell’Eurozona.
Sulla quale pesa anche l’inflazione dei servizi (+2,1% a ottobre, +0,4% rispetto a settembre). In lieve calo (-0,1%) invece i beni industriali non energetici al 2%, stabile infine, sempre al 2%, il tasso d’inflazione per alimentari, tabacco e alcol.