L’epidemia sta rallentando ma con molte differenze tra i territori. I morti sono in aumento perché sono il frutto delle infezioni di 2-3 settimane fa. è questa l’analisi della Fondazione Gimbe (qui il focus) presieduta da Nino Cartabellotta. “Nella settimana 12-18 gennaio – spiega Cartabellotta – il numero dei casi si è stabilizzato, solo il 3 per cento in più rispetto alla settimana precedente, segnale che l’epidemia sta rallentando ma non è omogeneo in tutte le regioni, visto che 10 hanno i casi in aumento, 10 in riduzione e la Liguria ha casi stabili.
LA FRENATA. L’incremento dei decessi è la logica conseguenza delle infezioni di 2-3 settimane fa. L’incremento del 50 per cento rilevato è legato al fatto che solitamente dal contagio al decesso decorrono circa 3 settimane”. Per quanto riguarda la situazione negli ospedali secondo Gimbe “le occupazioni sono intorno al 30 per cento nell’area medica e 20 per cento terapie intensive con differenze regionali molto nette.
Nell’ultima settimana – prosegue il report – si è verificata una flessione nella crescita delle ospedalizzazioni: sono aumentate del 14 per cento e soprattuto le terapie intensive hanno avuto un incremento del 2,3 per cento. Solo che l’andamento delle curve è stato strano, non sappiamo se ci sono stati ritardi di notifiche delle Regioni oppure problematiche tecniche oppure stiamo cominciando a vedere l’effetto della prevalenza di Omicron su Delta che determina una ridotta percentuale di ospedalizzazioni. Ci vorrà una settimana-10 giorni per capire questo trend”.
C’è da dire, poi, che la recente introduzione dell’obbligo vaccinale per gli over 50 “spinge le prime dosi” e “inizia a mostrare i primi effetti”: nella settimana 12-18 gennaio in questa fascia anagrafica i nuovi vaccinati sono stati 128.966, pari a +28,1 per cento rispetto alla settimana precedente.
REGIONI IN TRINCEA. Complessivamente, nello stesso arco di tempo i nuovi vaccinati sono stati 510.742 rispetto ai 496.969 della settimana precedente (+2,8 per cento) e sono stabili le nuove vaccinazioni nella fascia 5-11 anni (pari a 240.920), che rappresentano quasi la metà delle prime dosi. Ma se da un lato i dati lasciano ben sperare, dall’altro lato c’è chi da giorni chiede insistentemente di rivedere il sistema dei colori e di semplificare le regole sulle quarantene.
Si tratta del fronte dei Governatori. “Il sistema delle zone ha funzionato nelle prime fasi della pandemia e prima degli effetti della campagna vaccinale, ora va sicuramente rivisto. – scrive su facebook il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana -. Le vaccinazioni stanno dimostrando di mitigare e prevenire l’effetto della malattia da Covid. Chiediamo al Governo – prosegue il post – di rivedere i parametri e mettere a punto un sistema che consenta da un lato di monitorare l’andamento della pandemia, ma anche di convivere con il virus. È assolutamente necessaria anche una semplificazione delle regole su isolamenti e quarantene che di fatto stanno producendo gli stessi effetti di un lockdown, con centinaia di persone asintomatiche costrette a casa. I cittadini – conclude Fontana – hanno mostrato grande senso di responsabilità, si sono vaccinati, l’evidenza ci sta dimostrando che questo ha migliorato la situazione, ora lasciamoli liberi di tornare alla vita”.
Ma sulle richieste delle Regioni Cartabellotta storce il naso: “Le regioni chiedono di conteggiare solo i soggetti sintomatici perché questo altererebbe anche tutte le verifiche internazionali sulla sorveglianza dell’epidemia. Anche la modifica alla definizione del ricovero da Covid è molto rischioso. Il paziente può entrare per un problema cardiovascolare e poi avere complicanze legate al fatto che è infetta da Sars-Covid 2 ma magari non ha sintomi”.
Mentre sembra “interessante, invece, la proposta del contact tracing, di provare a ridurre il carico di lavoro all’interno dei servizi epidemiologici però non è sui soggetti sintomatici che questo deve essere fatto ma sui soggetti non vaccinati, – sottolinea il presidente di Gimbe Cartabellotta – perché sappiamo che i vaccinati contagiano molto meno e sarebbe questa la modalità ottimale per restringere il numero di persone da tracciare”.
La Fondazione Gimbe inoltre ritiene totalmente inapplicabile l’opzione di consentire agli operatori sanitari infetti ma asintomatici di rimanere al proprio posto di lavoro: ” sia perché contrasta con le leggi nazionali sulla sicurezza, sia perché dal punto di vista organizzativo gli operatori sanitari potrebbero lavorare nei reparti Covid ma non dovrebbero accedere a spazi comuni. E poi c’è il rischio di una fuga dai reparti Covid verso il personale che non si è infettato”.