Corsa alla poltrona, nel centrodestra è già guerra aperta sulle Regionali

Le regionali 2025 svelano le crepe del centrodestra: Veneto e Campania diventano il terreno di scontro per il futuro della coalizione

Corsa alla poltrona, nel centrodestra è già guerra aperta sulle Regionali

Incassate le sconfitte in Emilia Romagna e Umbria in vista delle elezioni regionali del 2025,il centrodestra vive un malcelato nervosismo che rischia di trasformarsi in uno scontro aperto. Due delle sue regioni strategiche, Veneto e Campania, sono al centro di una partita dove il futuro delle leadership locali si intreccia con le ambizioni nazionali di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Dietro ai proclami di unità, emergono crepe, eccome. 

Veneto: il feudo leghista sotto assedio

Nel Veneto, feudo incontrastato della Lega da decenni, la sfida è molto delicata. Luca Zaia, presidente uscente e uomo simbolo del “buon governo leghista”, si avvia al termine del secondo mandato consecutivo. Senza un intervento legislativo per rimuovere il limite, Zaia non potrà ricandidarsi, aprendo una competizione per la successione.

Fratelli d’Italia, forte dei risultati alle europee e consapevole della crescita nel nord-est, rivendica per sé la candidatura. Il nome più gettonato è quello del senatore Luca De Carlo, che il partito di Giorgia Meloni considera un profilo adatto per sfidare l’egemonia leghista. Non è solo una questione locale: una vittoria in Veneto significherebbe per Fratelli d’Italia lanciare un segnale forte al proprio alleato-rivale.

La Lega, dal canto suo, non sembra intenzionata a cedere il passo. La strategia del partito di Matteo Salvini è chiara: proteggere un territorio che considera parte integrante della propria identità politica. Tuttavia, l’assenza di Zaia rischia di indebolire il consenso. E c’è chi, come Forza Italia, intravede nella situazione un’opportunità. Gli azzurri hanno rilanciato il nome di Flavio Tosi, ex sindaco di Verona, come possibile candidato di compromesso. Una proposta che, però, sembra più un tentativo di rimanere in partita che una reale alternativa.

Campania: la sfida che può riscrivere gli equilibri

Se in Veneto si litiga per il futuro, in Campania si combatte per il presente. Qui la sfida è ancora più incerta, con Fratelli d’Italia e Forza Italia che si contendono la guida della coalizione. Forza Italia ha già lanciato il suo cavallo di battaglia: Fulvio Martusciello, europarlamentare con un impressionante bagaglio di preferenze personali (100.000 alle europee). La scelta punta a consolidare il radicamento territoriale del partito, facendo leva su un nome conosciuto e con una macchina elettorale già rodata.

Fratelli d’Italia, però, non intende fare da spettatore. Il viceministro Edmondo Cirielli rappresenta il profilo preferito dai meloniani: un politico con esperienza, già noto nel panorama regionale e in grado di incarnare l’immagine di un partito in crescita. La sua candidatura, però, rischia di esacerbare i contrasti interni, soprattutto se Forza Italia decidesse di insistere con Martusciello.

A complicare il quadro c’è il ruolo marginale della Lega, ormai una forza residuale in Campania. Salvini, che ha sempre cercato di espandere il partito al Sud, potrebbe dover accettare un ruolo defilato, con il rischio di alimentare malumori nella base.

Non solo le Regionali: dietro le tensioni c’è di più

Il nervosismo che serpeggia nel centrodestra non riguarda solo il controllo delle singole regioni. Veneto e Campania rappresentano due pilastri fondamentali per la strategia nazionale della coalizione. Per Fratelli d’Italia, vincere in una di queste regioni significherebbe consolidare il suo primato nel centrodestra, dimostrando di poter trascinare la coalizione anche nelle sfide locali. Per la Lega, il Veneto è una questione di sopravvivenza politica, un territorio che non può permettersi di perdere senza mettere in discussione il suo stesso futuro. Per Forza Italia, la Campania è l’occasione per riaffermare la propria centralità in una coalizione che tende a vederla relegata a comprimario.

Il rischio, però, è che queste ambizioni individuali si trasformino in uno scontro fratricida. E così, mentre a parole si invoca l’unità, nei fatti si costruiscono trincee. Le regionali del 2025, più che una competizione contro il centrosinistra, rischiano di diventare una resa dei conti interna al centrodestra.