Chi aveva dubbi sul successo della legge sul whistleblowing, dovrà ricredersi. Il sistema di segnalazione delle condotte illecite all’interno della pubblica amministrazione funziona sempre meglio e le denunce, oltre due al giorno, raddoppiano di anno in anno. A dirlo è il quarto rapporto Anac sul whistleblowing, in cui si trovano i dati dell’interno 2018 e dei primi sei mesi del 2019, dai quali emerge come le segnalazioni stiano seguendo un trend in netta crescita.
Dalle 783 denunce di condotte illecite all’interno delle Pa arrivate l’anno scorso, quest’anno ne sono già arrivate 439. In netto aumento quelle provenienti dal Sud Italia mentre calano quelle effettuate dal Centro e dal Nord Italia. Secondo il report presentato dal presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone, il whistleblower in un caso su due è un dipendente pubblico. Mentre resta piuttosto raro, per la precisione nel 5% dei casi, che a segnalare sia un dirigente. Aumentano, invece, le segnalazioni di cui Anac ha riscontrato la fondatezza, passate dalle 39 del 2018 alle 62 dei primi sei mesi del 2019, e per le quali ha inviato gli atti alle Procure competenti o alla Corte dei Conti.
Ad introdurre in Italia la normativa sul whistleblowing è stata una legge del 2017, su proposta del Movimento 5 Stelle. Lo scopo di questa norma è quello di tutelare il lavoratore che segnala attività illecite, anche in modo anonimo, delle quali sia venuto a conoscenza nell’ambito del rapporto di lavoro.