Questa volta non c’è stato un semplice avviso di garanzia o una mera sospensione dal servizio. Il colonnello Alessandro Sessa, già coinvolto nel caso Consip, accusato di depistaggi per colpire l’ex premier Matteo Renzi puntando sul padre Tiziano, ma poi prosciolto, è stato arrestato e messo ai domiciliari. L’ufficiale dell’Arma è incappato in un’inchiesta dell’Antimafia di Roma denominata “Dirty Glass”, relativa a una lunga serie di affari sporchi portati avanti da un imprenditore di Sonnino, in provincia di Latina, Luciano Iannotta, presidente della locale Confartigianato.
E, ipotizzando reati in materia fiscale, tributaria e fallimentare, di estorsione aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni, falso, corruzione, riciclaggio, accesso abusivo a sistema informatico, rivelazioni di segreto d’ufficio, favoreggiamento reale, turbativa d’asta, sequestro di persona e detenzione e porto d’armi da fuoco, il gip del Tribunale di Roma, Antonella Minunni, ha disposto 11 misure cautelari (4 in carcere e 7 ai domiciliari) e il sequestro di quattro società, eseguiti oggi dalla squadra mobile di Latina.
Gli inquirenti parlano di “una qualificata rete di relazioni attraverso cui gli indagati, in prevalenza imprenditori della provincia di Latina ed altri di origini campane, gestivano le proprie attività commerciali realizzando profitti illeciti derivanti dall’acquisizione di asset distratti da società commerciali in dissesto, dalla turbativa di procedimenti di esecuzione e da attività di riciclaggio di proventi di attività delittuose”. Precisano inoltre che dalle attività tecniche di intercettazione veniva accertato come il perseguimento di tali finalità illecite avveniva attraverso l’utilizzo sistematico di soggetti appartenenti alla pubblica amministrazione rivelatisi a disposizione degli indagati, nell’opera di acquisizione di informazioni coperte da segreto d’ufficio e strumentali a schermare le imprese criminali da eventuali indagini di polizia giudiziaria.
Ed ecco qui Sessa. L’ufficiale avrebbe cercato di carpire informazioni sulle indagini in corso da spifferare a Iannotta e si sarebbe preoccupato persino di istruire l’imprenditore, già noto alle forze dell’ordine, su come fare per neutralizzare le cimici impiegate per le intercettazioni ambientali, coinvolgendo anche un maresciallo della compagnia di Terracina, anche lui ora ai domiciliari, Michele Lettieri Carfora, ottenendo in cambio una Smart e un telefonino.