Nuovi guai per l’ex presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci. Indagato nel 2018 appena eletto deputato nelle liste di Forza Italia, è arrivata ieri la doccia fredda. Il giudice per l’udienza preliminare di Cagliari, Giorgio Altieri, accogliendo la richiesta dei pubblici ministeri Emanuele Secci e Diana Lecca, lo ha rinviato a giudizio per corruzione e peculato insieme all’assessora regionale al Lavoro Alessandra Zedda, (la Procura le contesta solo il peculato).
L’ACCUSA. Si ritroveranno alla sbarra il prossimo 19 maggio, davanti ai giudici della secsonda sezione penale del tribunale insieme a Roberto Bonanni – manager della società Zernike attorno alla quale ruota tutta l’inchiesta – i commercialisti Piero Sanna Randaccio e Antonio Graziano Tilocca, Flavio Mallus, amministratore della FM, e il commercialista Sergio Vacca (per lui il reato ipotizzato è falso in attestazioni). Tutti coinvolti, nell’inchiesta su una presunta tangente da 80mila euro legata all’assegnazione di contributi pubblici quando Cappellacci era presidente della Regione e Zedda assessora dell’Industria.
Per i pm che hanno coordinato le indagini svolte dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza, Cappellacci avrebbe intascato una tangente in cambio di un intervento dell’allora governatore della Sardegna prima sul manager del fondo scelto dalla Regione per gestire i finanziamenti Por e poi sull’allora assessora Zedda. Con l’obiettivo di garantire – sempre secondo l’accusa – un prestito di 750mila euro di fondi europei alla società Fm fabbricazioni metalliche sebbene non ne avesse diritto.
Stando alle ricostruzioni della Procura di Cagliari, la Zernike Meta Venture capital si era aggiudicata il bando sotto l’amministrazione di centrodestra, per la gestione del fondo pubblico Ingenium Sardegna, 17 milioni di euro da investire in imprese innovative. Secondo la Guardia di Finanza 750mila euro erano stati liquidati all’azienda Fabbricazioni metalliche (Fm), ritenuta priva dei requisiti previsti dal bando Por e, soprattutto, in cambio del presunto passaggio di una mazzetta di 80mila euro a vantaggio di Cappellacci nel 2013. La Fm versava in “stato di dissesto”, circostanza “che non poteva sfuggire ad amministratori, commercialisti, esperti del fondo Ingenium e Regione”. Per questo, secondo gli inquirenti, l’istruttoria per la concessione del finanziamentro “fu inquinata”.
LA DIFESA. Assente durante l’udienza di ieri, l’ex governatore della Sardegna, Cappellacci. Era invece presente la Zedda che ha preso la parola per respingere ogni addebito a suo carico. E per sottolineare come in quella vicenda non avesse avuto alcun potere istruttorio né decisionale e che il suo rapporto con Mallus, l’amministratore della Fm, era esclusivamente istituzionale e politico, mentre quello con il manager della Zernike, Bonanni, era necessario: gestiva fondi europei e gli si chiedeva di utilizzare in modo opportuno quello strumento a vantaggio delle imprese sarde.
Tra l’altro Mallus “manifestava la volontà di occuparsi delle imprese in liquidazione e di dare lavoro a persone disoccupate”. Non è la prima volta che Cappellacci finisce nel mirino dei magistrati. Nel 2013 i pm chiedero il suo rinvio a giudizio per l’inchiesta relativa al crac milionario della Sept Italia, azienda specializzata nella produzione di vernici, della quale Cappellacci fera componente del Cda. Accusato di bancarotta Condannato in primo grado a 2 anni e mezzo (leggi l’articolo), nel 2021 è stato assolto assolto perché il fatto non sussiste.