“Comuni in zona rossa? Io parlerei di province, ci sono delle province più colpite che hanno quel fondo e non paragonerei quelle province a tutto il resto del Paese, loro hanno vissuto una ecatombe poi tutto il Paese ha vissuto un dramma. Valuterà il Parlamento, se oltre a quelle province ce ne è qualcuna in più, abbiamo più dati e oggi il quadro è abbastanza chiaro”. E quanto ha detto il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, in audizione alla Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale. “Il ministro Gualtieri ha aperto – ha aggiunto -, il Parlamento deciderà se costruire un fondo ad hoc o estendere un ulteriore fondo ad aree che hanno vissuto delle limitazioni prima ancora di quelle che tutto il Paese ha vissuto”.
“Non trasformiamo il sistema di monitoraggio in una pagella – ha detto ancora Boccia – perché non lo è. I dati rispetto alle valutazioni che il governo farà per il 3 giugno arriveranno dal ministro della Salute entro domani, si faranno le valutazioni in maniera rigorosa, laica e partendo da un presupposto: la protezione della salute e della vita è una priorità assoluta e ora il sostegno all’economia e la necessità di rilanciare posti di lavoro è una priorità rispetto all’impegno del governo e del Parlamento. La comunità scientifica dice che non ci sono passaporti sanitari. I prossimi giorni e le prossime ore l’ultimo click che c’è tra i tanti interruttori che riporterà il paese a muoversi, è anche quello del buonsenso. Se tutte le Regioni ripartono lo fanno senza distinzione sul profilo di cittadini residenti in una regione o un’altra”.
“Quando l’autorità sanitarie e il governo decideranno – ha detto ancora il ministro – quando il Paese è pronto per la ripartenza, la distinzione dei cittadini che arrivano da una città o da un’altra non è prevista nella nostra Costituzione, se siamo tutti sani ci muoviamo tutti. Diverso è prevedere una fase di quarantena ma non siamo in quella condizione e anche in quel caso ci vuole un accodo tra tutte le Regioni. E’ evidente che c’è stato un impatto differenziato del virus sia dal punto di vista sia sanitario che economico. E’ presto per fare un bilancio e ha senso aspettare le valutazioni scientifiche, ma quello che è successo a Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza è oggettivamente di una virulenza non riscontrata in altre province italiane”.
“Non c’è mai stato un documento – ha aggiunto Boccia – nel quale fosse scritto che gli assistenti civici fossero guardie o sentinelle di qualcosa. Dove è scritto degli assistenti civici? In centinaia di regolamenti comunali, non lo abbiamo inventato, centinaia di comuni li hanno già. Credo sia necessario per la metà del mese di giugno e per estate sindaci vadano aiutate per le attività che oggi si fanno, come portare la spesa, il sostegno alla mensa, il presidio di parchi, mercati chiusi, chiese, dove è necessario contare il numero di persone. A questo servono gli assistenti civici che se non arrivano tramite noi arrivano tramite i sindaci”.
“Penso che la leale collaborazione che c’è stata tra Stato e Regioni in questa fase – ha proseguito il ministro nel corso dell’Audizione -, debba esserci anche tra Regioni e Comuni nella Fase 2 con lo Stato che accompagna”. I sindaci oggi “ci chiedono rispetto e autonomia perché la Fase 2 di ripartenza non riparte con un interruttore, perché ogni città è diversa dall’altra e un sindaco lo sa. Non è certo un dpcm o una ordinanza regionale che può consigliare meglio a un sindaco se il suolo pubblico debba avere certe caratteristiche o no, così come sugli orari. Io penso che debbano avere autonomia”.