“La situazione complessiva è grave ma non è fuori controllo, questo grazie a tutti gli sforzi e ai provvedimenti che mettiamo in campo”. E’ quanto ha detto, nel corso di una conferenza stampa per fare il punto sull’emergenza Covid-19, il commissario Domenico Arcuri. “Oggi in Italia ci sono 34 mila contagiati – ha aggiunto -, un numero impressionante, sfido chiunque a dire che non conosce almeno una persona colpita. Il virus è ancora tra noi, forse più diffuso di prima. Per questo il nostro impegno e senso di responsabilità devono essere massimi. Non c’è tempo per fare polemiche e di dividerci. Non è il momento dei contrasti e delle divisioni, ma della conciliazione”.
“Non c’è tempo per fare polemiche – ha detto ancora Arcuri – e per dividerci. Oggi purtroppo altri 445 nostri concittadini ci hanno lasciato, è il numero più alto dallo scorso april. Tutti i soggetti che stanno lavorando lo stanno facendo con un duplice obiettivo: tutelare la vita e salvaguardare le condizioni economiche. Le scelte che stiamo facendo e che faremo saranno assunti con il più alto senso di responsabilità. Non è questo il momento dei contrasti e delle divisioni, ma è il momento della condivisione e della conciliazione. Ce lo chiedono i nostri cittadini, ce lo chiede il capo dello stato”.
“Le misure messe in campo – ha spiegato ancora il Commissario per l’emergenza Coronavirus – iniziano a produrre i primi, ancora largamente insufficienti effetti. Ovviamente sono ancora molto lontani dall’essere risolutivi. Prima c’era un esercito di asintomatici che non conoscevamo, ora siamo in grado di intercettarli. Prima il virus si concentrava solo in una parte del Paese e ora colpisce ovunque e l’Italia non è tutta uguale. Per questo è stato messo in campo un sistema di monitoraggio fondato su 21 parametri. Un sistema elaborato con due finalità: anticipa il rischio ed evita misure generalizzate. Evita fin quando possibile il lockdown del Paese”.
“Il virus si moltiplica con questo impeto – ha detto ancora Arcuri – , se non raffreddiamo la curva nessun sistema sanitario, neppure quello italiano sarebbe in grado di reggere questa onda tumultuosa. Dobbiamo raffreddare la curva senza angosciarci. Senza dare retta a chi ci dice quello che non è vero. Dobbiamo muoverci il meno possibile tutti. Se come succedeva nella prima ondata il 7% finisse in terapia intensiva questo significherebbe che almeno 2000 posti letto in terapia intensiva sarebbero occupati ogni giorno, in una sola settimana il nostro Ssn malgrado il rafforzamento, non sarebbe in grado di reggere. I focolai in questo momento sono anzitutto le mura domestiche, non sono più i reparti ospedalieri o le residenze per anziani, ma il livello di attenzione e vigilanza su questi luoghi è massimo e continuerà a crescere”.