Dopo la revoca della legge marziale non si placa il caos in Corea del Sud. Maggioranza e opposizioni chiedono insieme le dimissioni del presidente Yoon Sul-yeol, che aveva dichiarato la legge marziale. La richiesta è unitaria e arriva dal People Power Party (al potere, ma senza maggioranza parlamentare) e dal partito Democratico (che controlla l’Assemblea nazionale con le opposizioni).
Dopo il voto parlamentare che ha bloccato l’instaurazione della legge marziale dichiarata dal presidente, le forze politiche hanno chiesto un passo indietro di Yoon. Sei partiti di opposizione, inoltre, hanno accelerato sulla messa in stato d’accusa del presidente, depositando una mozione di impeachment in Parlamento. La votazione è attesa già in settimana, forse il 6 dicembre.
La richiesta di impeachment in Corea del Sud
Il leader del partito di governo, Han Dong-hoon, ritiene “tragico” il tentativo del presidente di imporre la legge marziale: “Il presidente deve spiegare in modo approfondito questa tragica situazione”. Per il partito Democratico la dichiarazione di legge marziale “è stata una chiara violazione della Costituzione, non ha rispettato alcun requisito per dichiararla”. Il partito parla di “grave atto di ribellione” che “fornisce una base perfetta per il suo impeachment”.
Per metterlo sotto accusa sono necessari i due terzi dei voti del Parlamento, quindi 200 deputati sui 300 totali. L’opposizione può contare su 192 seggi, ma già nel voto per bloccare lo stato marziale sono arrivati voti anche dal People Power Party. In caso di messa in stato d’accusa, Yoon perderebbe i suoi poteri fino al responso della Corte costituzionale. Anche il People Power Party ha chiesto le dimissioni del presidente. Pure i collaboratori del presidente hanno offerto le loro dimissioni.
Proteste anche dei sindacati: la principale sigla del Paese ha indetto lo sciopero generale fino alle dimissioni del presidente. Continuano le proteste anche nel Paese, con diversi manifestanti davanti al Parlamento di Seoul già da ieri.