di Clemente Pistilli
Più che un ramo del Parlamento una copisteria. Appare così la Camera dei deputati guardando all’appalto appena bandito per la fornitura e il noleggio di “attrezzature destinate al Centro riproduzione documenti”. Ebbene sì. Mentre da mesi si parla di riduzione dei costi della politica e proprio la presidente Laura Boldrini ha fatto della spending review una bandiera, fino agli annunci di tagli per cinquanta milioni di euro nel bilancio di previsione appena approntato, emerge che per fare fotocopie e rilegare documenti a Montecitorio intendono spendere 350 mila euro.
Affitto d’oro
Il bando prevede il semplice noleggio, per cinque anni, di una serie di strumenti utili a riprodurre documenti. Nel dettaglio, la Camera ha bisogno di una brossuratrice, un tagliacarte trilaterale, una spillatrice, una laminatrice e verniciatore, un’apparecchiatura per la stampa a colori in formato banner, un sistema di stampa in bianco e nero con velocità compulsiva pari a 250 ipm, e del relativo servizio di manutenzione e assistenza tecnica. I documenti da fotocopiare e diffondere devono stare proprio a cuore al Parlamento, disposto in tempi di vacche magre a tirare fuori per un servizio efficiente fino a 70 mila euro all’anno.
Affare non per tutti
La gara bandita dalla Camera dei deputati non sarà però aperta a tutti. Tipografi e aspiranti stampatori devono andarci piano con le speranze di fare affari con i deputati. Si tratta infatti di un appalto con procedura ristretta. In pratica quanti sono interessati e rientrano nei parametri previsti dal bando potranno chiedere di partecipare, ma saranno poi i responsabili della gara a decidere chi potrà presentare le offerte e a spedire i relativi inviti. Un problema per chi pensava al business delle copie. Ma una notizia buona c’è: non servono requisiti particolari. Nell’estratto del bando viene precisato che le persone giuridiche non sono tenute a indicare nome e qualifica professionale del personale incaricato della prestazione del servizio e la stessa non è riservata a particolari professioni. Per fare fotocopie, in pratica, va bene chiunque.
Restano i risparmi annunciati
Un bando pubblicato dopo che con grande enfasi è stato specificato che il denaro destinato a Montecitorio è stato tagliato di 50 milioni di euro, lasciando una dotazione di appena 943 milioni, per un totale di poco più di un miliardo e mezzo. Tante del resto le cose che la Camera deve fare con quelle somme: manutenzione, pulizie, telefoni, posta, trasporti, stampa, personale, studi e aggiornamenti professionali, consulenze e badare anche agli ex deputati, che costano 138.900.000 euro e incidono sulle spese generali per il 13,7%.
Le parole di Laura
Spending review particolarmente cara alla presidente Laura Boldrini, che non manca di ricordare come sia stata la prima a tirare la cinghia e come sia sempre attenta a evitare sprechi. “Tagli dei costi e maggiore trasparenza. L’amministrazione della Camera – sostenne la terza carica dello Stato l’estate scorsa – va avanti così con credibilità”. Laura Boldrini specificò di aver fatto risparmiare nelle prime settimane nove milioni, riducendosi il compenso e facendo lo stesso con i vari collaboratori, e che quello era solo l’inizio di un ciclo virtuoso. “Sul tema della casta – denunciò la presidente – è facile fare propaganda. Più difficile e più serio fare fatti come la Camera sta facendo. L’impegno è fare di Montecitorio la casa della buona politica”. Ora arriva l’appalto per le fotocopie e viene da chiedersi se al Parlamento non conveniva acquistare stampanti, tagliacarte e spillatrici, ma i conti devono averli fatti sicuramente bene e il noleggio deve essere risultato come la migliore soluzione per avere ottime copie con il minimo della spesa.