È ormai diventato un mantra. Appena si insedia un nuovo ministro della Pubblica amministrazione, ecco che lancia la sua personalissima e lodevole proposta per riforma l’apparato burocratico e amministrativo dello Stato. L’aveva fatto Marianna Madia, l’ha fatto Giulia Bongiorno. Che la leghista conosca bene i gangli statali è fuor di dubbio, vista la sua esperienza sia politica che nell’ambito legale. E d’altronde ha subito mostrato chiaramente il suo obiettivo: colpire ciò che mai nessuno finora è riuscito a colpire, la piaga dell’assenteismo. Da quest’intento è nata una proposta di legge (oggi in discussione al Senato) che prevede una serie di norme per monitorare il fenomeno dei furbetti del cartellino, punirli e, così, arginare questa piaga sociale e lavorativa. Peccato che, almeno stando alla corposa relazione dei tecnici del Senato, il disegno di legge presenti una serie impressionante di buchi, a cominciare dalla mancanza di coperture.
CHI PAGA? – Ma andiamo in ordine. Prendiamo l’articolo 2 che è proprio quello specifico sulle “misure per il contrasto all’assenteismo”. La norma, infatti, prevede “nuovi sistemi di verifica biometrica dell’identità e di videosorveglianza”. Senza dimenticare il sistema “NoiPa” che permetterà di rilevare presenti e assenti in orario lavorativo. Così nessuno riuscirà a scappare all’occhio vigile dello Stato. Peccato però – dicono i tecnici – che “andrebbe innanzitutto fornita una stima del numero di apparecchi da acquistare, il relativo costo unitario e i connessi fabbisogni di risorse umane e strumentali”. Non solo. Perché accanto a questo i tecnici segnalano anche un curioso paradosso. Se infatti il comma 3 dell’articolo 2 impone alle amministrazioni di provvedere con “le risorse disponibili a legislazione vigente” (che è come dire: “arrangiati”), il comma 5 prevede invece un fondo da 35 milioni di euro per il solo 2019. Insomma, c’è un controsenso da risolvere anche se è probabile che se ne possa uscire specificando che si faccia fronte ai sistemi di rivelazione biometrica e di videosorveglianza col fondo da 35 milioni di euro.
NUOVO “NUCLEO” – Ma non è tutto. Si prevede, infatti, anche l’istituzione di un “Nucleo della Concretezza”, preposto alla “verifica della realizzazione delle azioni concrete per il miglioramento dell’efficienza della pubblica amministrazione”. E i costi sono a dir poco esorbitanti: parliamo infatti di una struttura di 53 unità tra dirigenti e dipendenti per un costo stimato di oltre 4,1 milioni di euro annui. Anche qui, però, i dubbi non sono di second’ordine: il provvedimento “non fornisce indicazioni sui parametri e criteri adottati per la stima delle spese di funzionamento del nuovo organismo, né indicazioni in merito ai fabbisogni di spazi per gli uffici e dotazioni strumentali”. Non solo. Non bisogna dimenticare che, verosimilmente, il Nucleo dovrà effettuare sopralluoghi e dunque andranno preventivati anche gli oneri di missione. Critiche, però, vengono espresse anche sulle 53 unità del personale. Secondo lo schema prospettato dovrebbero esserci ben 30 nuove assunzioni ma – anche in questo caso – non sono specificati gli oneri necessari per le procedure concorsuali. Insomma, continui buchi neri e coperture mancanti o non specificate che rischiano di creare caos e di mancare l’obiettivo dichiarato, quello di combattere i furbetti del cartellino. La partita resta aperta: il Parlamento e il Governo hanno tempo per intervenire sul testo in base alle riserve dei tecnici del Senato. Altrimenti il pericolo è che, piuttosto che curare il male, lo si alimenti con nuovi inutili sprechi.