Neanche ventiquattro ore dopo l’atto di apparente disgelo nei confronti dell’alleata Giorgia Meloni, con le quantomai tardive dimissioni dei due esponenti leghisti dal Copasir, il presidente Raffaele Volpi e il senatore Paolo Arrigoni, il segretario della Lega Matteo Salvini torna all’attacco. Anzi, da giovedì mattina praticamente non ha mai smesso. E, in un crescendo, ha continuato imperterrito a chiedere le dimissioni di tutti i componenti del Comitato di controllo sui servizi segreti, se l’è presa con gli altri (“Pd, M5S e compagnia sono attaccati alla poltrona, dispiace per loro”) e soprattutto ha continuato ad insinuare che il senatore di FdI membro del Copasir e designato dal suo partito come successore di Volpi, Adolfo Urso (nella foto), sia ‘amico dell’Iran’ per via di pregressi rapporti professionali con quello Stato.
“Sicuramente in un momento delicato come questo con Israele sotto attacco la Lega non darà mai il suo consenso a qualcuno che ha amicizia con un regime come quello iraniano che vorrebbe cancellare Israele”, così anche ieri Salvini in un punto stampa nei pressi di Palazzo Madama. Poco importa se sui social vi siano diverse foto di Urso con l’ex primo ministro di Israele Ariel Sharon o con l’ex presidente Shimon Peres, foto che peraltro vengono rilanciate anche dall’account Facebook ‘Alleanza per Israele’ che nella didascalia ricorda come “anche in FdI, oltre che nella Lega, nel Pd e FI, esistono amici di Israele di lungo corso”.
Ma è evidente che dietro questi attacchi pretestuosi si nascondano ben altri giochi politici: lunedì si apre il tavolo coi leader del centrodestra per la scelta dei candidati a sindaco delle più importanti città italiane, la presidenza della regione Calabria, la partita in Rai… Insomma di carne al fuoco ce n’è e con FdI col vento in poppa – anche questa settimana la Supermedia YouTrend per Agi accredita il partito della Meloni in crescita al 18,7% ormai a una manciata di punti dalla Lega, in emorragia costante di consensi, al 21,5%). Il Capitano sente il fiato sul collo ed è nervoso, il tentativo di bloccare ancora il Copasir lo dimostra: questa storia si trascina da mesi, sarebbe bastato che Volpi avesse ceduto il posto a Urso – la presidenza dell’organismo spetta per legge all’opposizione, è bene ribadirlo – senza troppe sceneggiate per risolvere ‘pacificamente’ ed in fretta la questione.
Invece adesso occorre reintegrare la composizione del Copasir, orfano dei due parlamentari leghisti (Elio Vito di FI ha annunciato il ritiro delle dimissioni), i due presidenti di Camera e Senato, trattandosi di un organismo bicamerale, dovranno chiedere ai gruppi della Lega di indicare due parlamentari in sostituzione dei dimissionari (ma Salvini ha già fatto sapere che non intende farlo, non vuole nessun reintegro, vuole le dimissioni in blocco di tutti) così il Copasir nel suo plenum potrebbe procedere con l’elezione del nuovo presidente.
Ma non è finita qui: la Lega chiede anche che ne venga riequilibrata la composizione secondo quanto stabilito dalla legge, cioè 5 esponenti di maggioranza e 5 di opposizione. Di fatto in questo modo si consegnerebbe metà del Comitato a FdI, opzione inaccettabile per gli altri partiti (peraltro la stessa FdI ha rigettato l’ipotesi). In ogni caso, se FdI dovesse insistere sul nome di Urso e la Lega dovesse mantenere il suo niet, entrerebbero in gioco i numeri: il Copasir, in base alle proporzioni dei partiti in Parlamento, è composto da 2 esponenti leghisti, 1 di FdI, 3 del M5s, 1 Pd, 2 FI e 1 di Iv.
La legge dispone che “l’ufficio di presidenza, composto dal presidente, da un vicepresidente e da un segretario, è eletto dai componenti del Comitato a scrutinio segreto. Il presidente è eletto tra i componenti appartenenti ai gruppi di opposizione e per la sua elezione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti”. Dunque, Urso per essere eletto al primo scrutinio (segreto) deve incassare almeno 6 voti. “Se nessuno riporta tale maggioranza, si procede al ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto il maggiore numero di voti. In caso di parità di voti è proclamato eletto o entra in ballottaggio il più anziano di età”. Insomma, fra FdI e Lega nessuno spiraglio di dialogo ma i numeri sono a favore di Urso, sul quale confluiranno i voti di tutti gli altri.