Tredicimila lavoratori a rischio. Con conseguenze per tutti i servizi affidati alle cooperative sociali. L’allarme viene lanciato da Confcooperative Lazio, parlando di società già “sul lastrico” che rischiano addirittura “il blocco dei servizi”. Il problema deriva da bilanci già disastrati su cui ora peseranno anche i costi del nuovo contratto collettivo nazionale, appena rinnovato con un importante aumento dei tabellari e l’introduzione della quattordicesima. Una crescita dei salari necessaria e non rinviabile, ma con cui oggi le cooperative devono fare i conti.
Dal mese di marzo, infatti, gli aumenti andranno a incidere sul bilancio di 300 cooperative che fanno parte di Confcooperative Lazio, per costi pari a 4 milioni di euro. E, intanto, il problema è che non vengono rivisti i prezzi degli appalti per i serviti gestiti dal terzo settore.
La crisi delle cooperative sociali: 13mila lavoratori a rischio
L’aumento degli stipendi è sicuramente positivo e sarà del 13,41%. Ed è necessario se consideriamo la difficoltà “nel reperimento di manodopera qualificata”, ma l’incremento sarà a “totale carico delle cooperative”. Tanto che una su sei è addirittura a rischio chiusura, mentre tante altre dovranno in ogni caso affrontare oneri più alti di quel che si possono permettere.
“In gioco c’è la qualità e l’esistenza stessa di servizi di assistenza per disabili, minori, malati, anziani e donne in difficoltà”, denuncia Confcooperative Lazio. Il costo del personale già ora pesa per oltre l’80% dei fatturati di queste aziende: “Senza una modifica dei contratti in essere rischiano il posto 13mila professionisti”, denunciano.
Marco Marcocci, presidente di Confcooperative Lazio, parlando con RomaToday sottolinea che per risolvere un problema si è invece andato a crearne un altro. Certo, il rinnovo dei contratti e l’adeguamento salariale sono considerati doverosi, ma “adesso chiediamo che i committenti riconoscano immediatamente il sovrapprezzo”.
In che modo? La speranza è quella di riconoscere appalti a condizioni migliori che permettano alle cooperative di coprire i costi, anche quelli del personale, e garantire tutti i servizi. Per questo le cooperative si rivolgono al Comune e alla Regione, gli enti che erogano la maggior parte dei servizi affidati a queste società.
Ciò che chiedono è di intervenire adeguando i bilanci, anche se già definiti, rivedendo i finanziamenti per le cooperative. “Non possiamo aspettare: gli aggravi partono a marzo sulle buste paga di febbraio”, è l’allarme lanciato da Confcooperative, che torna a chiedere che venga riconosciuto il valore di un servizio centrale erogato per tutta la comunità e soprattutto per i più fragili.