Mi pare che la controffensiva ucraina si trascini senza risultati. Se è così, la domanda è: ma non era prevedibile? Era necessario mandare al macello migliaia di ucraini? Perché lo hanno fatto?
Ugo Speranzei
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Gentile lettore, l’offensiva è cominciata quattro mesi fa e di fatto è terminata. Ciò che vediamo ora è una finzione: sono solo “normali” operazioni di guerra. Il grande sforzo degli ucraini e della Nato è approdato al nulla assoluto. I ricercatori dell’Università di Harvard hanno calcolato che Kiev ha riconquistato 41 km quadrati di terreno, ma i russi ne hanno strappati altri 90. Adesso sono arrivati i carrarmati americani Abrams, ma non faranno alcuna differenza. Tutti gli esperti indipendenti avevano avvertito che pensare di vincere senza copertura aerea e in inferiorità di uomini e mezzi era una follia. Secondo Marina Miron, esperta del King’s College, i russi incoraggiano gli attacchi ucraini, perché ondata dopo ondata l’armata di Kiev si infrange contro il muro difensivo e viene decimata. Ma perché si è arrivati a questo? Per un cortocircuito che era chiaro fin dal primo giorno di guerra: gli ucraini, per ottenere il sostegno economico, militare e politico dell’Occidente, avevano bisogno di nutrire il mito della vittoria, quindi hanno preso a favoleggiare di una salvifica controffensiva. Gli Usa sapevano che era impossibile, ma hanno cinicamente incoraggiato Kiev. A mio parere le responsabilità maggiori sono però di Zelensky, che avrebbe potuto evitare tutto questo, e anche lo scoppio della guerra, ma non l’ha fatto per un calcolo di potere, che presto si ritorcerà contro di lui.
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