di Lapo Mazzei
Come ministro dell’Istruzione, dopo un esordio sotto tono, per non dire incolore, ha iniziato a mettere in fila qualche modesto risultato. Perché Maria Chiara Carrozza, titolare del dicastero di viale Trastevere, “è un diesel”, afferma chi la conosce bene. Sarà, ma in Paese che ha fretta servirebbe ben altro. Come politica, invece, dopo un bel riscaldamento ha iniziato a correre da centometrista, lasciando tutti un po’ basiti. “Dal Pd è arrivata una immagine terrificante, brutta e ci vorranno mesi di lavoro per recuperare questa situazione disastrosa. A chi interessa la data del congresso? La gente vuole risposte concrete”, ha sibilato ieri la ministra. Un colpo basso o una discesa in campo? La seconda che hai detto, parafrasando il tormentone di un noto comico.
Il piano di Letta
Il ministro dell’Istruzione, infatti, potrebbe essere il candidato dei lettiani alla segreteria del partito. Su di lei, secondo i piani elaborati dal presidente del Consiglio Enrico Letta, convergerebbero i voti dei fedelissimi del premier, dei delusi dell’area franceschiniana e i cani sciolti dell’area popolare, in cerca di una cuccia calda e sicura. Insomma, pur di lasciare a piedi Matteo Renzi, una parte del Pd è pronta a salire in Carrozza, nella convinzione che soltanto una vittoria dimezzata, simile al Barone di Italo Calvino, renderà il sindaco di Firenze meno astioso nei confronti di coloro che non lo voteranno. Perché il rottamatore, oltre al fatto di non fidarsi di nessuno, ha un grande difetto: non ama fare accordi con chicchessia, convinto di bastare a sè stesso da solo. Un ego smisurato, quello di Lorenzi il Magnifico come lo hanno ribattezzato sulle rive dell’Arno, che fa coppia con quello di Enrico Mentana, suo cantore televisivo. Che potrebbe essere il suo vero limite nella corsa verso la segreteria del partito, anche se il vero oiettivo resta Palazzo Chigi. E allora, pur di limitare i danni, gli anti Renzi si stanno organizzando per perdere al meglio, in modo da far scendere la percentuale che gli elettori delle primarie assegneranno al giovine Matteo. In questo senso le parole della Carrozza sono quanto mai illuminanti: “Un’immagine terrificante”. Quelli affrontati dal Pd, ha proseguito il ministro sono “‘elementi di politica che appartengono al passato e che sono lontani dai problemi reali”. Carrozza ha rilevato inoltre che “abbiamo problemi sociali enormi e il Pd dovrebbe dare alla base risposte su questi temi, non certo sulla data del congresso. Ci sarà molto da recuperare”, ha detto intervenendo ad un Forum, “altrimenti sarà un disastro”’. Finora, ha concluso, “‘i partiti non hanno inciso con proposte di impatto per correggere il tiro di alcuni provvedimenti: sono state minacce fini a se stesse, che provocano l’allontanamento dei cittadini dalla politica”. Ecco perché Letta ha deciso d’investire su di lei, dopo aver sondato giornaliste di grido, direttori di testata e nomi della società civile. Tanti “ni” ma nessun si convinto. Del resto il premier, in più di una occasione, ha ribadito che i ministri migliori del suo governo sono le donne, dimostrando come l’attenzione verso l’altra parte della luna sia un’arma vincente.
L’agenda dei lavori
E proprio perché la ministra potrebbe essere il cavallo di Troia dei lettiani, la Carrozza ha colto l’occasione per squadernare la propria agenda dei lavori. “Va moralizzato il tema dei concorsi: servono concorsi nazionali con commissioni nazionali e responsabilità diretta dei commissari”, dice il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, non nascondendo il grande problema che riguarda i concorsi per i ricercatori nelle università, specialmente in alcune facoltà. E tocca anche il tema delle “baronie” nelle università italiane, cioè dei docenti che riescono a tramandarsi posti e potere e che trattano gli studenti come fossero propri “vassalli”. “I giovani medici, in particolare”, rivela il ministro,“ sono esasperati”. Bella scoperta. Peccato che la sinistra, negli ultimi anni, abbia volutamente alimentato questo meccanismo, consapevole del fatto che negli atenei aveva un grande bacino di voti. Nel frattempo cresce l’attesa per la riunione della Direzione nazionale del Pd, che venerdì dovrà dare il definitivo via libera al percorso congressuale. La mancata approvazione delle modifiche allo statuto da parte dell’Assemblea nazionale di sabato scorso ha caricato di ulteriori aspettative l’appuntamento. E se la data delle primarie pare ormai blindata per l’8 dicembre, l’empasse vera rimane su una delle norme fondanti del Pd, quella del segretario candidato premier. Per superare il momento di stagnazione si pensa ad un accordo tra i candidati per garantire che, in caso di elezioni, si svolgano primarie di coalizione a cui potranno partecipare anche altri candidati del Pd. “Io sono d’accordo a prescindere, sono ecumenico…” afferma con una battuta Gianni Cuperlo. Anche Matteo Renzi non dovrebbe mettersi di traverso, come conferma, sempre a Youdem, Lorenzo Guerini, deputato vicino al sindaco di Firenze: “Altri candidati del Pd quando ci saranno le primarie per la premiership? Renzi non ha nulla in contrario”. Polemico Pippo Civati: “Il problema non è regolamentare ma politico, la vera data a cui stanno pensando tutti non è quella del congresso ma quella delle elezioni”. Durissimo invece Gianni Pittella: “Qui è tutto precario, tutto improvvisato. Siamo nelle mani di una nomenclatura romana miope che non vuole mollare la presa e che preferisce che Sansone muoia con tutti i filistei”.