Contro il Sud c’è più razzismo. Parla l’ex Rettore della Federico II, Guido Trombetti

"Goethe già nel ‘700 aveva smentito il luogo comune del milanese operoso e del meridionale fannullone".

Contro il Sud c’è più razzismo. Parla l’ex Rettore della Federico II, Guido Trombetti

Insulti razzisti, offese a Napoli e a tutto il Sud Italia, aggressioni ai giornalisti partenopei in tribuna stampa. È l’epilogo del match di Serie A Verona-Napoli, giocato sabato scorso allo stadio Bentegodi. Un fenomeno che riguarda solo gli stadi? “No, e l’episodio è disgustoso. Ma non cediamo a forme di vittimismo”, afferma l’ex Rettore dell’Università Federico II ed ex presidente della Regione Campania, Guido Trombetti, grande tifoso azzurro e attento osservatore dei fenomeni che si muovono intorno al calcio e non solo.

Professore, insulti razzisti in tribuna stampa a Verona e non solo in curva. Dobbiamo dare per scontato che un napoletano o un meridionale debbano essere attaccati al Nord?
“È un problema delicato. La storia del ‘900 insegna di non abusare dell’espressione “razzismo”. Io sono indignato per questi atteggiamenti che avvengono negli stadi, anche se trovo eccessivo ritenerli come azioni razziste. Sono piuttosto manifestazioni di becera volgarità. In ogni caso questi fenomeni vanno stroncati perché sono contagiosi e si rischia l’escalation. E consideriamo che il “buuh” ai calciatori neri l’ho sentito anche allo stadio Maradona. Detto questo sono chiaro: qualunque persona sana di mente resta disgustata quando assiste a questi fatti. Un disgusto etico, estetico ed intellettuale”.

Però…
“A mio avviso bisogna stigmatizzare le violenze di tutti gli ultrà, anche quelle dei napoletani che sono andati a Verona per dare battaglia. Le società devono isolare questi personaggi, non bastano 10mila euro di multa. Attualmente i meccanismi repressivi sono inutili e inesistenti ed è grave, come lo sono le bombe carta lanciate dai napoletani in un mercato a Verona: condanno in modo feroce tutte le forme di violenza”.

Dagli stadi alla politica, se pensiamo al modello di autonomia differenziata per le Regioni che ha in mente il ministro Calderoli il Sud è sempre più allontanato dal resto del Paese. Non crede?
“Parliamo di un fenomeno assai complicato. Però in questa domanda c’è un pezzo di verità, legato alla diversità del modo di interpretare l’esistenza e alle condizioni socio-economiche molto diverse fra Nord e Sud”.

A proposito di economia: lo stop al Reddito di cittadinanza è stato molto sostenuto al Nord, dove il Sud è spesso rappresentato come fannullone. Per i poveri di questa terra non si è colta molta solidarietà.
“I pregiudizi verso i napoletani sono legati a storytelling come pizza e mandolino, ma è fin troppo banale ridurre la città solo a questo. Abbiamo eccellenze scientifiche, da Ballabio al Tigem o ai gruppi di fisici e ingegneri, seppure tutto questo viene poco raccontato. A chi descrive il milanese come operoso e il napoletano come fannullone consiglierei di leggere Goethe, che nel suo viaggio in Italia smentì questo luogo comune già a fine del Settecento. La descrizione macchiettistica è difficile da eliminare perché siamo colpevoli anche noi quando qualcuno loda artisti che portano “la napoletanità nel mondo”. Ma che significa napoletanità?”.

Su cinema e fiction è il racconto della Napoli criminale. Un racconto che fa audience.
“Il film Gomorra è un gran bel film e mi domando: quando è stato girato “Il padrino” qualcuno si è mai posto il problema di un danno d’immagine agli Stati Uniti? Le fiction fanno il loro mestiere raccontando pezzi della realtà in modo romanzato. Poi la Napoli dell’Istituto degli studi storici o di Giuseppe Galasso è raccontata da pochi e per pochi. Oggi, ahimè, quello che colpisce è la notizia: la stesa lo è, gli studi delle biotecnologie di Ballabio non lo è. Napoli deve cambiare e diventare moderna senza mai perdere la sua identità”.