Dei 5.020 milioni di euro di fondi stanziati ai comuni per fronteggiare la crisi da covid-19, più della metà, 2.546 milioni per l’esattezza, sono finiti al Nord. Non sono certo bruscolini. E’ quanto emerge dal report del Consiglio e dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti che analizza la distribuzione delle risorse destinate ai comuni alle prese con la crisi economica derivante dall’emergenza pandemica.
IL REPORT. Nel dettaglio l’anno scorso sono stati erogati 5.020 milioni di euro suddivisi tra il Fondo per l’esercizio delle funzioni fondamentali (4.220 milioni) e la cosiddetta solidarietà alimentare (800 milioni), al netto delle compensazioni specifiche per il mancato gettito determinato da esenzioni tributarie decise a livello nazionale. Il primo intervento, di 4.220 milioni di euro, che copre l’85 per cento delle erogazioni, si concentra nelle regioni del Nord Italia e nel Lazio per effetto dei parametri ancorati alla capacità fiscale registrata nei singoli comuni, fornendo di fatto un aiuto maggiore nei territori in cui il reddito medio pro capite è più alto.
Assegnati i 2.546 milioni, i restanti 1.981 sono stati ripartiti tra centro e sud Italia. Rispettivamente 896 milioni al centro e 1.085 al sud. Sul podio delle regioni che ne hanno maggiormente beneficiato ci sono la Lombardia, il Lazio e il Veneto che si sono rifocillate con rispettivamente 879.680.880,88 (circa il 20,85 per cento); 413.264.129,86 (9,79 per cento) e 376.967.744,60 (8,23 per cento). Per la solidarietà alimentare, nella distribuzione degli 800 mila euro, sul podio salgono ancora la Lombardia, 111.701.076,83 (13,96 per cento) seguita dalla Campania, 101.398.527,78 (12,67 per cento) e dalla Sicilia con 86.969.592,02 (10,87 per cento).
Il focus sulle risorse integrative del Fondo funzioni fondamentali per il 2021 ha rilevato che dell’acconto pari a 220 milioni di euro, 200 milioni sono stati destinati ai comuni e 20 milioni alle Città Metropolitane e alle Province. La sua ripartizione accentua ulteriormente la concentrazione delle risorse a favore degli enti appartenenti alle regioni del Nord che raccolgono il 58 per cento, mentre il Sud si ferma al 18 per cento. La parziale eccezione del Lazio è imputabile al peso economico e politico di Roma caratterizzata da una capacità fiscale pari a quella delle regioni settentrionali.
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