Se da una parte il governo lavora, prima di essere sostituito col passaggio della campanella tra Mario Draghi e Giorgia Meloni, a una soluzione concreta sull’annosa questione del gas, pare proprio che l’intenzione non sia cambiare passo in merito agli aiuti militari da garantire all’Ucraina.
In arrivo il quinto decreto interministeriale che autorizzerà l’invio di armi in Ucraina. Impossibile capire cosa l’Italia ha deciso di mandare a Kiev
A dirlo chiaramente è stato ieri il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, audito dal Copasir in merito proprio alla guerra in corso in Ucraina. Durante l’audizione sono stati “condividisi in modo esaustivo i contenuti” del quinto decreto interministeriale che autorizzerà l’invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell’Ucraina, “riscontrando l’aderenza del decreto medesimo alle indicazioni e agli indirizzi dettati dal Parlamento”, ha spiegato in una nota Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia e presidente del Copasir.
Nuove armi, dunque. E, ovviamente, come sempre sulla natura degli armamenti vige il più assoluto riserbo. Impossibile capire cosa l’Italia ha deciso di mandare a Kiev. Secondo quanto emerso nel corso della giornata, il decreto dovrebbe essere firmato entro la fine di questa settimana. Il provvedimento verrà dunque adottato dal governo dimissionario presieduto Mario Draghi in attesa dell’insediamento, come detto, del prossimo esecutivo che dovrebbe avere la Meloni inquilina di Palazzo Chigi.
Un passaggio di consegna che a riguardo muove poco i fili, dato che i due erano e sono d’accordo sulla linea da seguire con l’Ucraina. Un tweet dell’ambasciata russa a Roma pubblicato poche ore dopo l’audizione sembra una risposta da Mosca al decreto: “Le forniture di armi all’Ucraina non aiutano a risolvere il problema del caro-bollette”, si legge nel tweet. Un pensiero che aleggia non solo a Mosca ma in alcune circostanza – e ovviamente per ragioni ben differenti – anche in Italia.
La linea nel M5S resta sempre la stessa: No alle armi ma assolutamente favorevoli all’invio in Ucraina di aiuti alimentari ed economici
Sul fronte pentastellato, infatti, la linea resta sempre la stessa: assolutamente favorevoli all’invio di aiuti alimentari ed economici all’Ucraina, ma dopodiché bisogna lavorare sulla mediazione diplomatica piuttosto che sull’invio di armi che sicuramente non sono un deterrente alla crisi. Ed è questa la linea ribadita anche ieri dal Movimento, nel giorno di san Francesco, che Beppe Grillo aveva scelto 13 anni fa per festeggiare la fondazione del Movimento 5 Stelle.
Una coincidenza che “mette in fibrillazione” Giuseppe Conte, reduce da alcune giravolte sull’invio di armi. Il leader pentastellato ha riunito i suoi fedelissimi a Campo Marzio per preparare la controffensiva, seguendo l’esempio pacifista del santo di Assisi, nel giorno dell’anniversario pentastellato. Il governo è però stato autorizzato proprio da Camera e Senato, nella scorsa primavera, a inviare armi in Ucraina senza dover necessariamente passare da un voto per ogni nuovo decreto, almeno fino alla fine di quest’anno.
Senza dimenticare un altro aspetto non secondario: la posizione di contrarietà del Movimento 5 stelle era minoritaria prima delle elezioni e rischia di esserlo ancor di più nel nuovo Parlamento che si insedierà il prossimo 13 ottobre. “I valori della giustizia sociale, della lotta alla corruzione, della tutela del lavoro, dell’ambiente e della biodiversità, della pace sono sotto attacco”, ha scritto non a caso Conte. “Oggi più che mai serve il Movimento 5 Stelle”.
Un pensiero che di fatto trova sempre più allineati anche al di fuori delle stanze di potere non vedendosi più rappresentati da altre forze. Questo Conte lo sa bene. Ed è anche per tale motivo che difficilmente il Movimento allenterà la presa.