Continua sul nostro Pnrr lo scaricabarile tra il governo Meloni e l’esecutivo Draghi che l’ha preceduto. “Vorrei ricordare, ma capisco che questo costituisce polemica, che noi siamo al governo da quattro mesi e non da quattro anni”, ha ribadito ieri il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto.
Il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto insiste: i ritardi sul Pnrr ereditati dal governo precedente
Ieri la Repubblica ha raccontato che Giorgia Meloni ha chiamato Mario Draghi per spiegargli che non è lui l’obiettivo delle critiche ma un certo atteggiamento della Commissione Ue di diffidenza nei confronti del nuovo esecutivo. Come ha suggerito anche il ministro Matteo Salvini: quelli del Pnrr, ha spiegato il leader leghista, “sono progetti che abbiamo ereditato e che stiamo portando avanti: se la Commissione non aveva dubbi fino a sei mesi fa con il governo Draghi, non vogliamo pensare che i dubbi nascano ora con il cambio di governo”.
Sul Piano ad ottobre dello scorso anno si consumò uno scontro a distanza tra la stessa premier e Draghi
Checché ne dica Meloni lo scaricabarile già si era profilato ad ottobre dello scorso anno, quando sul Pnrr si consumò uno scontro a distanza tra la stessa premier e Draghi. Con la prima che parlò di ritardi “evidenti e difficili da recuperare”. Nessun ritardo, rispose il premier uscente, e anzi una tabella di marcia pure più rapida di quanto preventivato, proprio per agevolare il governo che verrà.
Poi è cronaca di questi giorni che l’Ue ha acceso un faro su tre misure previste tra gli obiettivi che l’Italia doveva conseguire entro dicembre e che sono funzionali al rilascio della terza tranche da 19 miliardi di euro. Ovvero le norme sulle concessioni aeroportuali, le reti di teleriscaldamento e due progetti all’interno dei piani urbani integrati, ovvero la riqualificazione dello stadio di Firenze e la creazione del Bosco dello Sport a Venezia. E che il governo Meloni si sia precipitato a spiegare che le misure erano state approvate da Draghi.
Giavazzi: “Chi dice che oggi il Pnrr è in ritardo non capisce come funziona”
“Chi dice che oggi il Pnrr è in ritardo non capisce come funziona. Spendere 190 e rotti miliardi non si può fare immediatamente, per farlo bisognava mettere in campo riforme che lo rendessero possibile”, “bisognava preparare l’assetto normativo per iniziare. Ora è pronto e il ministro Fitto comincerà ad attuare le cose”, aveva replicato giorni fa, l’ex consigliere economico di Draghi, Francesco Giavazzi.
Fatto sta che, al netto dello scaricabarile, ritardi e omissioni si devono a entrambi i governi. Se è vero che a finire nel mirino sono state misure varate da Draghi, a cui si deve pure la scelta discutibile di precarizzare il personale predisposto ai piani del Pnrr, è anche vero che l’attuale esecutivo sta accumulando ritardi sul raggiungimento delle scadenze fissate al primo trimestre di quest’anno. Non solo.
Delle misure finite nel mirino, Bruxelles specifica che i progetti per la ristrutturazione dello stadio di Firenze e per la realizzazione di quello di Venezia non erano nel progetto iniziale di Pnrr presentato alla Commissione europea. A trasmetterlo fu Draghi nell’aprile 2021. Dunque sono stati aggiunti successivamente? Lo scaricabarile è destinato a continuare.