Calenda? “Fuori Roma uno sconosciuto”. Renzi? “Ora è nel centrodestra, il suo è un percorso involutivo”. Ospite di Myrta Merlino a L’aria che tira (qui il video) Giuseppe Conte ha fatto il punto su tutto ciò che lo riguarda dopo la notizia, resa pubblica direttamente dal presidente del Movimento cinque stelle due giorni fa, che non si candiderà alle elezioni suppletive (leggi l’articolo), rinunciando dunque alla possibilità di entrare in Parlamento.
Già in quell’occasione l’ex presidente del Consiglio era stato molto chiaro: “Ringrazio il Pd e Letta per la disponibilità e la lealtà nella proposta“, aveva detto Conte, “ma dopo un supplemento di riflessione ho capito che in questa fase ho ancora molto da fare per il M5s. Non mi è possibile dedicarmi ad altro e non sarebbe corretto candidarmi a una carica per cui rischierei di essere un assenteista“.
Non credo – aveva ancora detto il leader del Movimento in conferenza stampa – che la mia presenza in Parlamento sia necessaria: senza gli impegni parlamentari potrò viaggiare sul territorio e certamente non mi impedirà di partecipare da protagonista all’elezione del presidente della Repubblica”. E sugli attacchi di Renzi e Calenda: “Uscite saccenti e sguaiate. Campo largo? Rischia di essere un campo di battaglia”. Alla rinuncia di Conte per il bene del Movimento, però, Matteo Renzi e Carlo Calenda non avevano minimamente creduto.
“Conoscendo la sua proverbiale mancanza di coraggio non ho mai avuto dubbi. È un uomo che vive di sondaggi ma che ha un terrore senza fine di misurarsi con i cittadini. Vive di like, ma teme il voto”, ha detto ieri il leader di Italia viva in un’intervista a La Stampa. Conte “sapeva benissimo che avrebbe dovuto correre in un territorio non particolarmente fertile per i 5S e che lì, con un avversario forte, rischiava di perdere”, ha rincarato Calenda in un’intervista a Repubblica, dichiarando poi di aver deciso di ritirare la propria candidatura alle suppletive, perché senza Conte in corsa “il problema non sussiste più”.
STRATEGIE IN CAMPO. Al di là del fatto che avanzare una candidatura per il solo “gusto” di sconfiggere l’avversario e non per il fine alto del bene comune, la dice lunga su come qualcuno viva e legga la politica al giorno d’oggi, è stato lo stesso Conte a rispondere per le rime ai suoi avversari. Calenda e Renzi, ha spiegato ieri il leader pentastellato, cercano “un appiglio per avere pubblicità, possono fare tutte le dichiarazioni che vogliono”. Nulla di più, dunque.
E poi, come detto, le stoccate per i due leader politici: quello di costruire un campo largo del centrosinistra, ha specificato Conte, “è un problema politico serio e rimane: Renzi ha fatto un percorso e chiaramente si è spostato nel centrodestra, Calenda è in cerca di una collocazione ma è difficile pensare a un campo largo: più si estende più raccoglie indirizzi politici che esprimono personalismi e la proposta di governo non è credibile”.
E ancora: “Calenda, ha aggiunto, ha una forza politica concentrata su Roma. Sul territorio nazionale che ho girato in lungo e largo non l’ho mai sentito nominare”. Pareri, certo, ma che senz’altro hanno colpito nel segno e che porteranno alla replica della replica in un gioco infinito in cui l’unico a rimetterci pare il bene comune. Nella lunga intervista, però, Conte ha tratteggiato anche il profilo del successore di Sergio Mattarella: “Ci vedrei bene una donna”, ha detto. Impossibile conoscere il nome. Anche se il nome che i 5 Stelle vorrebbero spendere è quello di Liliana Segre, su cui convergerebbe anche Pd e Leu. In attesa di Renzi e Calenda.