Come volevasi dimostrare. Era nell’aria da settimane ormai e alla fine ieri è arrivata la capitale, drammatica ma assolutamente prevedibile rottura tra Davide Casaleggio – e dunque l’associazione Rousseau – e il Movimento cinque stelle. L’ultimatum dell’associazione è scaduto senza che si sia trovata una soluzione per regolamentare il rapporto tra la piattaforma e il M5s.
Per i 5S Rousseau non… Server più
E, come previsto, l’annuncio della separazione è stato pubblicato sul Blog delle Stelle: “L’associazione Rousseau cambia strada. La scelta è dolorosa, ma inevitabile”, si legge in maniera quasi grottesca se si considera che il blog è la voce ufficiale anche del Movimento. Pochi i dettagli sul futuro: si parla di “un nuovo progetto” da lanciare prossimamente, una “piattaforma laica” che dia spazio a progetti civici. Ma poco di più.
Dall’inizio della fase di rifondazione, chiesta da Beppe Grillo e affidata a Giuseppe Conte, il figlio di Gianroberto Casaleggio ha posto come condizione per evitare lo strappo che siano versati gli arretrati delle restituzioni per un totale di 450mila euro. Una cifra ritenuta “inaccettabile” dal M5s. “Non sono stati saldati i debiti”, scriveva ieri Rousseau, “per questo siamo costretti ad avviare le procedure per la cassa integrazione” dei dipendenti. Non che sorprenda la fine ingloriosa di un rapporto che per anni è stato non solo stabile ma anche esiziale per la sopravvivenza del Movimento stesso.
La separazione era ormai data quasi per certa dai parlamentari, soprattutto dopo che Vito Crimi ha illustrato ai 5S il nuovo sistema di restituzioni che prevede il versamento di 1000 euro per i 5 stelle e 1500 da destinare da altri progetti. E, naturalmente, l’interruzione (attiva già da aprile) della tassa di 300 euro per Rousseau.
Ma ora Conte deve entrare in campo
Ieri i vertici del Movimento si sono limitati a rispondere con un post su Facebook nel quale assicurano che si lavora per trovare una nuova piattaforma. “La democrazia diretta, la partecipazione, il coinvolgimento degli iscritti nelle decisioni non dipendono dal singolo strumento utilizzato”, si legge. “Ma dalla volontà del Movimento 5 stelle di affidarsi alla democrazia diretta avvalendosi prioritariamente di strumenti digitali. Questa volontà rimane invariata, il nostro cuore pulsante è la democrazia diretta, qualunque sia lo strumento utilizzato”.
Il quadro che emerge, però, al di là della voce ufficiale, è una reazione scomposta dei parlamentari. Tra chi augura il meglio a Rousseau, chi tende a sminuire i meriti della piattaforma soprattutto negli ultimi anni, e chi invece ritiene che la rottura sia un grosso sbaglio. Certo è, però, che tutti sono d’accordo su un punto. E cioè che se finora si è stati pazienti nell’attendere che Conte prendesse in mano la leadership del Movimento, considerando anche gli ultimi accadimenti, l’ex presidente del Consiglio non può più procrastinare la presa in carico di una forza politica che anche nei sondaggi è sempre più in picchiata.
La fase è profondamente delicata: oltre allo scontro con Davide Casaleggio, ormai aperto e senza possibilità di mediazione, i parlamentari sono molto insofferenti dopo il video di Beppe Grillo nel quale ha difeso il figlio accusato di stupro di gruppo. Anche per questo le pressioni su Conte perché completi il prima possibile l’operazione sono sempre più insistenti e non vengono solo dal M5S. Il rischio, secondo i ben informati, è che col passare del tempo anche altri parlamentari possano lasciare il Movimento. E con loro altri attivisti. Che a questo punto potrebbero guardare con interesse al progetto di Casaleggio.