Rimane saldo in sella alla guida del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte. Se qualcosa per ora cambierà sarà non la leadership ma le regole. Sebbene lui, dichiari, di essere pronto a farsi da parte se “la sua guida” fosse un ostacolo agli obiettivi e al perseguimento dei valori del M5S. “Credo sia venuto il momento di costruire una grande assemblea collettiva, una costituente”, con la partecipazione di tutti gli iscritti, in presenza e da remoto – ha detto il presidente pentastellato ai parlamentari incontrati ieri sera – “per discutere insieme del miglioramento delle regole e per definire le modifiche che riterremo necessarie”. Dire che sia problematica la situazione nel M5S è usare un eufemismo.
Giuseppe Conte rimane saldo in sella alla guida del M5S. Se qualcosa per ora cambierà sarà non la leadership ma le regole
“Un risultato molto deludente”, aveva ammesso l’ex premier per commentare, a caldo, la batosta elettorale delle Europee che hanno visto il Movimento scendere sotto la soglia del 10 per cento, con due milioni di voti andati in fumo. Un tracollo inaspettato che per la prima volta, da quando l’ex premier nell’agosto del 2021 ha preso in mano le redini del partito, ha allungato ombre sulla sua leadership. L’appuntamento di ieri sera era programmato, considerando che ogni secondo martedì del mese gli eletti M5S si vedono per aggiornarsi sui lavori parlamentari, ma che si è caricato di altre valenze alla luce del verdetto impietoso delle urne.
Un possibile addio di Conte – i nomi che si fanno in alternativa sono sempre gli stessi: l’ex sindaca di Torino e attuale vicepresidente del Movimento, Chiara Appendino e l’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi – avrebbe scatenato uno psicodramma nella maggior parte degli eletti. “La leadership di Giuseppe Conte non è in discussione”, ha spiegato la senatrice Elisa Pirro. “Il M5S con Giuseppe Conte è nelle mani migliori. Non ci sono dubbi e il tempo ci darà ragione”, l’opinione di Agostino Santillo. “Giuseppe Conte è e rimane saldamente alla guida del M5S”, ha tagliato corto Vittoria Baldino.
“Pronto a farmi da parte”. Ma gli eletti lo blindano
Prima di incontrare i suoi parlamentari Conte ha anche cercato di sdrammatizzare: “Dimissioni sul piatto?, sì, della cena…”, ha detto. “Una comunità politica seria e matura non si nasconde dietro le più varie giustificazioni”, piuttosto analizza le cause della sconfitta, ha detto Conte. “L’unica cosa che non faremo mai è dire che hanno sbagliato gli elettori”. C’è chi rilancia la possibilità di un nuovo nome e di un nuovo simbolo per i pentastellati, ma l’ipotesi non trova riscontro.
Nel mirino di molti pentastellati c’è malumore per una gestione del Movimento considerata poco collegiale. E la rosa dei vicepresidenti non è mai stata considerata abbastanza solida per rispondere a tale domanda di collegialità. Ma nel mirino c’è anche la regola d’oro del limite ai due mandati che ha lasciato in panchina persone come l’ex presidente della Camera, Roberto Fico, Raggi appunto, Paola Taverna. E ha prodotto liste deboli, debolissime, con pochissimi nomi acchiappa-voti. Sul banco degli imputati anche le parlamentarie che portano in lista persone che hanno preso appena un centinaio di click. E poi c’è la questione dei rapporti col Pd.
La scelta del Movimento di arroccarsi e di stare da soli in molte partite che si sono giocate, per esempio, nelle Comunali, non ha pagato. Forse per questo Conte, a caldo dopo aver appreso il risultato delle elezioni, ha sentito la leader del Pd Elly Schlein. E ha spinto sul dialogo coi dem, che “sarà sempre più intenso man mano che dovremo assumerci la responsabilità di offrire l’alternativa” a “questo governo”. Ma per adesso la parola d’ordine è cautela.