La vicenda del sottosegretario alle Infrastrutture, Armando Siri, indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sull’eolico siciliano, continua a tenere banco nel dibattito politico. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, impegnato in due visite istituzionali a l’Estero, in Cina e poi in Tunisia (da martedì), concede altro tempo all’esponente leghista rinviando l’incontro per consentirgli di studiare meglio le carte dell’inchiesta romana e palermitana che lo vedo coinvolto. Il faccia a faccia chiarificatore, secondo fonti del Governo, non dovrebbe esserci oggi, cioè al rientro di Conte dalla Cina, bensì nei prossimi giorno e dopo il bilaterale in Tunisia.
Sul nodo Siri, Lega e M5S, intanto continuano a fronteggiarsi. Da una parte, i pentastellati che chiedono un passo indietro del sottosegretario leghista, al quale il ministro Danilo Toninelli ha già revocato le deleghe, dall’altra il Carroccio che insiste nel pretendere che Siri resti nel Governo. “Conte non fa il giudice: se mi presenta un atto concreto contro Siri sono pronto a discuterne, ad ora non ce ne sono”, ha dichiarato il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini in un’intervista alla Stampa. Parole a cui il premier ha subito replicato: “L’ho detto anche io che non sono un giudice. Non è certo con l’approccio del giudice che affronterò il problema Siri”.
“Io intendo lavorare per quattro anni, non ho alcuna voglia di far saltare tutto perché Tizio o Caio mi insultano”, ha poi aggiunto il leader della Lega a chi gli chiedeva se la vicenda Siri potesse causare la caduta del Governo. “Lavoriamo sui dossier per contrastare le truffe agli anziani – ha detto ancora Salvini -, la riforma della scuola, la riforma fiscale quindi figurati se ho voglia di far saltare tutto. Io ho la testa dura e non rispondo alle provocazioni quasi quotidiane”.
“Sulla vicenda Siri ho fiducia nel ruolo di Conte, e nei prossimi giorni ci aspettiamo delle novità” ha detto, invece, il vicepremier Luigi Di Maio. “Il tema – ha aggiunto il leader del M5S – non è Siri, il tema è la percezione delle istituzioni. Siri deve mettersi in panchina ed aspettare l’esito delle indagini. Non è possibile che un sottosegretario resti al suo posto con queste gravi accuse”.
“In questi mesi – ha detto ancora Di Maio – abbiamo fatto grandi cose assieme a Salvini e c’è tanto da fare, ma se qualcuno pensa che su temi importanti come corruzione e mafia il Movimento cinque stelle stia zitto ha sbagliato. Ho sempre portato avanti l’azione politica di questo movimento in questo modo. Non la si prenda sul personale, non è un tema personale, è un tema del dna del movimento. Nessuno si senta offeso sul personale. Questa è una battaglia importantissima del movimento, fa parte della nostra genesi”.