Allargando gli orizzonti fuori dal provincialismo, chi chiede la pace, chi è contro l’invio di armi in Ucraina? Il conflitto in Ucraina e poi la guerra tra Israele e Hamas con la conseguente occupazione di Gaza ha aperto crepe profonde tra i partiti politici in Europa. Già a ottobre dell’anno scorso mentre 500 eurodeputati votavano una risoluzione per chiedere “una pausa umanitaria” 76 membri del Parlamento europeo avevano deciso di fare un passo in più, chiedendo fin dalle prime settimane di guerra un “cessate il fuoco immediato”. La lettera era stata firmata dagli eurodeputati legislatori del gruppo Verdi/Ale (32), S&D (13), Renew Europe (9), La Sinistra (16) e non iscritti (6). Insieme rappresentano solo il 10% circa dei seggi totali e il 21% di quelli detenuti dalle forze progressiste.
Il blocco di movimenti e partiti contrari all’invio di armi in Ucraina va da destra a sinistra. In prima linea in Italia M5S e Avs
Nel Parlamento italiano il cessate il fuoco immediato con una posizione netta è stato chiesto dal Movimento 5 stelle e Alleanza verdi e sinistra. Entrambi sono contrari anche all’invio di armi all’Ucraina e chiedono che l’Ue si attivi per una soluzione diplomatica del conflitto. A proposito di Ucraina lo scorso gennaio entrambi i partiti hanno presentato una risoluzione in Parlamento. Alla Camera quella del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte impegnava il governo a “interrompere immediatamente la fornitura di materiali d’armamento alle autorità governative ucraine, ferme restando le misure destinate agli aiuti umanitari”.
In Spagna il partito della Belarra esprime posizioni vicine a quelle del M5S
Quella di Sinistra Italia ed Europa Verde era di fatto identica, chiedendo al governo di “interrompere la cessione di mezzi e materiali d’armamento in favore delle autorità governative dell’Ucraina, concentrando le risorse sull’assistenza umanitaria e sulla ricostruzione”. In Spagna posizioni molto simili sul conflitto ucraina le tiene il partito Podemos. Podemos rivendica da sempre un’anima convintamente pacifista e ha cercato di ostacolare il supporto militare di Madrid a Kiev sin dall’inizio del conflitto: la segretaria Ione Belarra, ministra per i Diritti sociali del governo Sanchez, alla terza Conferenza europea per la pace tenutasi nella capitale spagnola lo scorso 17 febbraio, ha definito “irresponsabile” l’invio di armi all’Ucraina voluto “dai potenti di altri Paesi”, perché “l’escalation bellica è una bestia insaziabile“.
In Francia sono contrari all’invio di armi in Ucraina i partiti dall’estrema destra di Le Pen e quelli della sinistra radicale di Melenchon
In Francia contro l’invio di armi in Ucraina ci sono partiti dall’estrema destra di Marine Le Pen alla sinistra radicale di Jean-Luc Melenchon. In Germania a chiedere “basta invio armi a Kiev” è Sahra Wagenknecht, la nuova promessa della politica tedesca. Un passato nel Pds, erede del partito socialista della Ddr, esponente di lungo corso della Linke, la deputata di Jena ha creato l’8 gennaio una nuova formazione che porta il suo nome. A oggi se si candidasse come Cancelliera la sosterebbe il 17% degli intervistati, mentre il 36% la vorrebbe al governo.
Sulla guerra in medio oriente in Italia ha una posizione netta anche Unione popolare, il movimento di sinistra radicale guidato dall’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris. In seguito all’attacco del 7 ottobre Unione popolare ha scritto: “Non simpatizziamo per Hamas ma va detto che non può essere qualificata come terrorismo la resistenza palestinese”. Oltre al riconoscimento di “un libero Stato palestinese” Unione popolare ha quindi chiesto agli Stati Uniti e alla Nato di interrompere l’invio di armi a Israele. All’estero chiedere il cessate il fuoco non è un tabù, nessun rischio di essere imbrattati dall’amministratore di qualche televisione pubblica o da Mara Venier.
Anche Regno Unito e Germania chiedono il cessate il fuoco a Gaza
Chiede il cessate il fuoco “immediato” il presidente Macron, pur riconoscendo che Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha affermato oggi che l’attacco di Hamas ad Israele il 7 ottobre. Tra moltissime sfumature e distinguo l’hanno chiesto anche i ministri degli Esteri di Francia, Regno Unito e Germania. E poi ci sono gli Usa: ogni giorno si intensificano le voci del presidente Biden pronto a rompere con Israele per le atroci sofferenze inferte alla popolazione.