Nel pieno dei suoi impegni in campagna elettorale, Giuseppe Conte ha avuto modo anche di affrontare tematiche nazionali, in un periodo convulso della politica italiana. A cominciare dalla potenziale alleanza col Pd. Un’eventualità non così scontata visto come stanno andando le cose in vista delle prossime elezioni regionali: da una parte il “modello Lombardia” con M5S e Pd uniti nella stessa coalizione; dall’altra la “scissione” del Lazio con due candidati distinti (da una parte Alessio D’Amato e dall’altra Donatella Bianchi).
Intese tra Pd e M5S tutte in salita con Bonaccini segretario. Il leader 5S Conte in tour in Lombardia: “Dai dem ogni volta risposte diverse”
Un esito per certi versi chiasmico se si considera che proprio nel Lazio nella giunta uscende Cinque stelle e democratici governano assieme. Ed è proprio per questo che il presidente pentastellato, interrogato sul tema, è stato serafico: “Il Pd lombardo si è comportato in un modo, il Pd laziale in un altro, quindi in questo momento è difficile comprendere che tipo di sinergia possa venire fuori dal confronto con il Pd, ogni volta riceviamo risposte diverse. In Lombardia la convergenza è stata possibile, altrove non lo è stato. E quindi vedremo. Per esperienza, con il Pd bisogna essere molto cauti. Bisognerà vedere cosa uscirà fuori dal congresso”.
Come più volte ribadito dall’ex presidente del Consiglio, d’altronde, ciò che conta non sono i nomi bensì le idee e le battaglie. “Al di là delle opinioni dei singoli” candidati alla segreteria del Pd, “alcuni dei quali conosco, chi più chi meno”, la possibilità di ricostruire un’alleanza con il M5s a livello nazionale “non è un fatto di opinioni personali di ciascun candidato”, ma dipende “dalla battaglia che loro porteranno nel congresso, dall’identità, dalla visione, dall’anima che loro cercheranno di trasfondere e ovviamente se ci riusciranno. All’esito valuteremo”.
Ovviamente, come galateo politico prevede, Conte non si è sbilanciato sui nomi, anche se è evidente che una vittoria di Stefano Bonaccini potrebbe non agevolare una convergenza vista la sua apertura anche al Terzo Polo. Ragionamento diverso invece potrebbe essere intavolato con gli altri candidati a cominciare da Elly Schlein.
Che d’altronde il Movimento abbia occupato quella porzione di spazio elettorale una volta coperto da movimenti civici e di sinistra, è stato evidente anche ieri, giornata durante la quale il leader pentastellato ha avuto modo di apprezzare i nomi lanciati da Pierfrancesco Majorino in giunta. Conte infatti, insieme ad una delegazione di candidati del Movimento alle prossime elezioni regionali, guidata dal capolista Nicola Di Marco, ha prima vissuto con mano e direttamente i disagi che vivono i pendolari che ogni giorno devono prendere i treni regionali per raggiungere Milano, dunque ha incontrato i rappresentanti del Comitato Case Popolari Molise- Calvairate-Ponti.
“Il presidente ha voluto toccare con mano le difficoltà e i disagi che i cittadini, residenti all’interno delle case Aler, vivono quotidianamente. Significativo il modo in cui gli inquilini di questo quartiere abbiano saputo fare comunità, al fine di sopperire alla totale mancanza d’ascolto dimostrata in questi anni da Aler e da Regione Lombardia”, ha spiegato lo stesso Di Marco. Una dinamica, quest’ultima, resa evidente da uno scambio di battute tra lo stesso Conte e alcuni abitanti delle case popolari: “Quando noi siamo venuti a vivere qui, c’erano tutti i comitati del Pci. Era presente fisicamente.
Adesso non c’è più nulla. È dai tempi del Pci che qui non viene nessuno”, hanno detto all’ex presidente del Consiglio. Che in tutta risposta ha commentato: “Adesso non c’è più nessuno? Bè, adesso ci siamo noi”. Una prospettiva che giustifica anche la crescita del Movimento stesso.