Ancora una volta Giorgia Meloni si sottrae alla verità. Lo show, a cui ha dato vita ieri alla Camera nel corso del premier time, è stato minato nuovamente dalla mancanza di obiettività sui grandi temi della politica internazionale ed economica ed è stato l’occasione per consegnare al Paese un pacchetto ben confezionato di bugie. A incalzarla sono stati i leader dell’opposizione, da Giuseppe Conte del M5S a Elly Schlein del Pd, da Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana a Riccardo Magi di +Europa fino a Maria Elena Boschi di Italia viva. Particolarmente accesi come di consueto i toni usati dalla leader di Fratelli d’Italia con il numero uno dei 5S e la segretaria dem. Partiamo da qui.
Per la premier Meloni le nuove regole Ue liberano 35 miliardi di euro per l’Italia. I 5S la sbugiardano numeri alla mano
I Cinque Stelle l’hanno incalzata sul Patto di stabilità che Francia e Germania hanno scritto e fatto ingoiare a Meloni e al suo ministro Giancarlo Giorgetti. “Se questo Patto proprio non le piaceva, ma perché l’ha firmato visto che condannerà questo Paese a miliardi di tasse? Perché ha abbassato la testa a Francia e Germania? E soprattutto come rimedierà nei prossimi mesi ai danni che questo Patto ha fatto?”, le ha chiesto Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera. “Sono le regole che avremmo scritto? No. È l’intesa migliore possibile a condizioni date? Sì”, risponde Meloni che spara numeri a caso. Il nuovo Patto di stabilità, supera le vecchie regole, “anche per merito dell’Italia che è riuscita a impedire il ritorno a regole precedenti improntate a una austerità cieca, che alcuni auspicavano in questa trattativa”, dice contro ogni evidenza la premier.
Che le nuove regole siano state scritte da Berlino e Parigi lo sanno anche le pietre. Ma la bugia che urla vendetta è quella secondo cui grazie alle misure specifiche “per uno stato membro con un debito come il nostro” si è riusciti a “liberare circa 35 miliardi di euro”. L’istituto Bruegel, uno dei principali think-tank europei in ambito economico e finanziario, ha sostenuto che il nuovo Patto ci richiederà una stretta di 12 miliardi l’anno. “Quando ti presenti al tavolo delle trattative con un deficit al 5,3% causato soprattutto dalla ristrutturazione gratuita delle seconde e terze case e chiedi maggiore flessibilità è possibile che qualcuno ti guardi con diffidenza”, ha attaccato la premier. Omettendo di ricordare che il Superbonus ha messo le ali alla crescita dell’Italia nel biennio 2021-2022 facendo registrare un Pil oltre l’11%. La replica è affidata a Conte.
“Lei è ossessionata dal Superbonus, perché vuole gettare fumo negli occhi degli italiani con questo mezzo di distrazione di massa. Lei ha illuso gli italiani, dicendo che sarebbe andata a Bruxelles a far tremare l’Europa. Qui, a tremare, invece, è l’Italia. Lei è tornata, nonostante voglia girare le carte sulla tavola, con un ‘pacco’ di stabilità, che prevede il taglio di 12 miliardi l’anno, che si scaricherà sulla testa degli italiani, e non sono stime del M5S ma di istituti autorevoli internazionali”. E ancora: “Le battaglie si possono anche perdere ma perdere senza combattere significa perdere con disonore”. Infine Conte ha affermato che “la più grande truffa è il suo programma elettorale”, visto che governando ha fatto l’opposto di quanto promesso, dalle pensioni agli sbarchi, dalle privatizzazioni alle sfide perse in Europa. “Presidente Meloni ma lei cosa è? Un re Mida al contrario. Lui trasformava in oro tutto ciò che toccava, lei tutto ciò che tocca lo distrugge, faccia anche meno”.
Cure impossibili. Molti rinunciano
“Come ricorda la collega Schlein il tetto alla spesa del personale sanitario fu introdotto nel 2009: ha portato al crescente ricorso ai contratti a termine e al devastante fenomeno dei medici gettonisti. Facciamo i conti con una situazione stratificata in 14 anni. Non chiederò perché non lo avete risolto voi questo problema. Le dirò che è un’implicita attestazione di stima che chiedete a noi di risolvere i problemi che non avete risolto in dieci anni al governo: grazie per fidarvi di noi e del nostro governo”, dice Meloni rispondendo a una domanda della leader del Pd sulla sanità. “Signora presidente, mi spieghi una cosa: lei è andata al governo per risolvere i problemi degli italiani o per scaricare le responsabilità su altri?”, ha detto Schlein, nella replica. “Il tetto alle assunzioni – ha poi aggiunto – è stato introdotto nel 2009, al governo c’era lei e nello specifico il problema lo ha creato lei”. Schlein si è dichiarata “non soddisfatta” da quanto affermato dalla premier ed ha accusato il governo di mirare ad un sistema “con più sanità privata che non pubblica”.
E poi l’affondo. “Non racconti la balla che avete aumentato di 3 miliardi il fondo sanitario, perché quei soldi non bastano neppure per i rinnovi dei contratti e per coprire i maggiori costi da inflazione. In tutto il mondo la spesa sanitaria si misura sul Pil e qui in Italia sta scendendo. Questo significa che non credete che ci sia un problema”. A sbugiardare la premier c’è anche l’ultimo report del Crea. Quindici miliardi di euro aggiuntivi l’anno. È quanto servirebbe al servizio sanitario italiano per non perdere ulteriore terreno rispetto agli altri Paesi europei, anche se questa cifra non sarebbe ancora sufficiente per colmare il gap. E ancora: servirebbero quasi un milione di assunti, mentre la spesa privata ha superato i 40 miliardi. È quanto sostiene il 19/mo Rapporto Sanità del Centro per la Ricerca Economica Applicata alla Sanità.
Dalla benzina all’Iva, quello guidato dalle destre è il governo delle tasse
Si fa sentire anche Italia Viva. “L’esenzione Irpef per i redditi agrari e dominicali” era stata introdotta “in via temporanea nel 2016 e non è stata prorogata da questo governo nel 2024, è corretto” perché “come accaduto con molte altre misure del governo Renzi abbiamo constatato che questa misura andava soprattutto a beneficio di chi non ne aveva bisogno: i principali beneficiari in questi anni sono state le imprese con grandi estensioni di terreni e redditi elevati mentre le piccole imprese per effetto deduzioni e detrazioni non ne hanno mai beneficiato. La misura rischiava di diventare un privilegio anziché aiuto diffuso ragione per la quale abbiamo preferito destinare quelle risorse a interventi di sostegno dei produttori”, ha detto la leader di FdI rispondendo a un’interrogazione di Italia Viva.
“Lei è la Presidente delle tasse e non ha aumentato soltanto le tasse in agricoltura con l’Irpef, ha aumentato le tasse sui prodotti igienici per le donne, ha raddoppiato l’Iva sul latte in polvere per i bambini, i seggiolini, è andata a colpire le giovani coppie aumentando le tasse anche per l’acquisto della prima casa, o per chi vende la casa dopo averla ristrutturata. Ha aumentato le tasse per i cervelli che rientrano nel nostro Paese, addirittura, per i lavori transfrontalieri. Non vi siete dimenticati proprio di nessuno, avete aumentato le tasse a tutti, dopo aver aumentato le accise sulla benzina. Allora, questo è un Governo delle tasse se almeno le usaste per migliorare i servizi ai cittadini lo potremmo anche capire. Invece no, usate le tasse per aumentare i vostri staff a Palazzo Chigi. Gli staff della Presidenza del consiglio costavano 12 milioni di euro quando c’era Renzi e 21 milioni di euro con lei Presidente Meloni”, ha replicato Boschi.
Due popoli due Stati, ma prima gli israeliani
A Fratoianni che chiedeva lumi sulle iniziative per un cessate il fuoco a Gaza e per la soluzione dei due popoli, due stati, Meloni ha replicato parlando di ambiguità nella domanda dell’interrogante. “Sono un po’ colpita dal fatto che sia nel testo dell’interrogazione sia in questa pur breve domanda si sia omesso di citare gli eventi che hanno scatenato la crisi mediorientale, ovvero il feroce attacco di Hamas”. E qui la replica: “Presidente Meloni, forse lei non voleva essere polemica ma ha fatto male a concentrarsi sul fatto che io non abbia fatto riferimento presentando la nostra interrogazione agli atti terroristici di Hamas, al massacro compiuto il 7 ottobre, che noi dell’Alleanza Verdi Sinistra insieme a tutto il Parlamento abbiamo condannato senza ma o però. Ma oggi, dopo 3 mesi, occorre fare i conti con quanto sta accadendo”. Ovvero col massacro del popolo palestinese. Come dargli torto.
Vittime del nazismo. Risarcimenti sì, no, boh
“Consideriamo doverosi gli indennizzi, lo abbiamo mostrato aumentando nel 2023 il fondo. Non può esserci dal governo un intento dilatorio o ostruzionistico. Ciò non toglie che l’Avvocatura dello Stato debba fare il suo lavoro di verifica sui presupposti per il risarcimento. La completezza del contraddittorio non è disattenzione per le vittime ma rispetto della legge. Non c’è nessun intento dilatorio ma un lavoro necessario, usiamo risorse dei cittadini, nel modo più corretto possibile”, risponde Meloni a Magi sul risarcimento ai familiari delle vittime delle stragi naziste. Magi rileva i criteri restrittivi che sta seguendo l’avvocatura: “Alcune delle argomentazioni sono state vergognose come quella per cui ‘per la troppo tenera età del parente della vittima non c’è stato un vero danno’. La dinamica è un’altra: l’avvocatura si muove su una ratio puramente economica. La Corte costituzionale ha chiarito che non sono indennizzi ma risarcimenti. Mi sarei aspettato un aumento delle risorse, magari con decreto. Sarebbe un modo per celebrare la giornata della memoria in modo non retorico”.
Reddito di cittadinanza. Numeri farlocchi
Ma le bugie non riempiono solo le risposte fornite agli avversari. Ma anche quelle offerte ai suoi alleati. Reddito di cittadinanza. “Su 249mila potenziali occupabili che negli ultimi mesi percepivano il Reddito di cittadinanza, solo 55mila hanno presentato domanda” al supporto per la formazione e il lavoro: “Poco più del 22% della platea”, dice Meloni rispondendo a Noi moderati. “È possibile che alcune di queste persone abbiano trovato lavoro privatamente, ma anche che alcune di loro non cercassero lavoro o preferissero lavorare in nero”. La replica è di Michele Gubitosa. ‘’Mentre si autocelebrava per aver smantellato il Reddito di cittadinanza, la presidente del Consiglio ometteva casualmente di dire che l’Assegno di inclusione sta funzionando talmente bene che a gennaio quasi 300mila famiglie in povertà assoluta con minori, anziani e disabili non prenderanno un euro… Insomma: ‘Se non hanno pane, che mangino brioche”’’, dice il deputato e vicepresidente del M5S. “Anche sul Supporto formazione lavoro, rivolto agli ‘occupabili’, le menzogne usate da Meloni per coprire i fallimenti del suo Governo si sprecano. La premier non dice o, peggio, non sa che quasi 350mila persone che compongono la platea dei potenziali ‘occupabili’ o già lavorano oppure sono rimaste ‘vittima’ dell’abbassamento della soglia Isse: da 9.360 a 6.000 euro annui. Circostanza che per loro rende impossibile accedere al Sfl. Chi ha tagliato 2 miliardi di euro all’anno ai fondi per la lotta alla povertà farebbe bene ad abbassare la cresta’’.
Picconate al Welfare. Si fa cassa sui fragili
Quante bugie, poi, sugli anziani. Non solo il governo Meloni ha deciso di far cassa sui pensionati nell’ultima Manovra, inasprendo i requisiti per accedere all’uscita anticipata dal lavoro, quelli per l’Ape sociale e Opzione donna. Ma ha innalzato di una miseria le pensioni minime a 614,77 euro. E ora la Cgil ha acceso un faro sugli esodati dell’ultima Manovra. Ovvero ex dipendenti pubblici passati ad aziende private che hanno aderito ai piani di prepensionamento ma che quando avranno raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia vedranno decurtato il loro assegno fino al 20 per cento. Ma la Lega che ha mosso la questione non manca di mandare una frecciatina alla premier. “Siamo molto soddisfatti. Tuttavia, signora Presidente. riteniamo che ci sia da fare ancora una cosa. Lei sa che il tema di una riforma organica delle pensioni è oggetto centrale del programma di Governo e del programma della Lega. Siamo convinti che sia giusto lavorare, perché si viva in modo dignitoso la terza età e il pensionamento, ma riteniamo che debba essere dignitosa anche l’età in cui si va in pensione. Per questo, siamo qui a rinnovare la richiesta al Governo di lavorare a una riforma organica del sistema pensionistico, perché, dal nostro punto di vista, 41 anni sul posto di lavoro sono più che sufficienti per ottenere la meritata pensione”, dice il leghista Riccardo Molinari.
Tagli al Sud. Lo scippo è servito
Infine capitolo Sud. In evidente imbarazzo per la riforma Calderoli sull’autonomia differenziata, Meloni rispondendo a un’interrogazione del suo partito sulle iniziative per la crescita del Mezzogiorno. La premier sostiene che il suo governo non ha tradito il sud. Peccato che qui siano i fatti a smentirla. Lo scippo al Mezzogiorno, che sarà portato a compimento con la riforma leghista, è stato scientifico ad opera delle destre. I tagli che il governo ha operato ai danni del Sud ammontano a 20 miliardi circa. Dal Pnrr sono saltati progetti per 15,9 miliardi: 7,6, la metà, fanno riferimento a progetti finanziati al Sud. L’ultima Manovra ha portato in dote il taglio quasi totale del Fondo perequativo infrastrutturale: 4,4 miliardi promessi al Sud. Mentre si è deciso di dirottare 1,6 miliardi di fondi Fsc, destinati a Sicilia e Calabria, alla costruzione del Ponte sullo Stretto. A penalizzare il Mezzogiorno è stata poi la chiusura delle sei Zone economiche speciali (Zes). Al suo posto è stata creata la Zes unica per tutto il Sud. A gestirla una struttura che finora ha prodotto zero.