La sfida, per qualcuno, è tra Elly Schlein e Giorgia Meloni. Ma in realtà alle elezioni europee c’è un’altra sfida da guardare con estrema attenzione ed è quella interna al campo progressista. Sia per gli obiettivi che Partito Democratico e Movimento 5 Stelle devono raggiungere per evitare malcontenti interni, sia per la sfida tra i due partiti per l’egemonia nel campo largo o giusto che sia. Partiamo dal Pd: la segretaria Schlein ha due dati a cui deve guardare.
Il primo obiettivo, che deve necessariamente raggiungere e superare, è quello del 19,4% di Enrico Letta alle politiche del 2022. Oggi, però, la situazione è diversa: si viene dall’opposizione e con un’elezione storicamente favorevole come quella in Ue. Sicuramente Schlein deve raggiungere almeno il 20%. Ma il dato da guardare è anche un altro: il 22,7% ottenuto alle precedenti europee del 2019, quando il partito era guidato da Nicola Zingaretti. Anche se va ricordato che allora nel Pd c’erano ancora Carlo Calenda (candidato proprio a quelle elezioni) e Matteo Renzi. Di certo, la segretaria sa che ogni risultato – positivo o negativo – sarà sua responsabilità avendo scelto lei le liste, con l’avallo del partito.
Le sfide di Schlein e di Conte
Per Schlein c’è poi un’altra sfida personale che è quella delle preferenze: è candidata al Centro e nelle Isole e la sua speranza è quella di superare i consensi di Giorgia Meloni. Compito arduo, ma che in caso di successo lancerebbe un messaggio significativo. Dall’altra parte del campo progressista c’è il Movimento 5 Stelle guidato da Giuseppe Conte. Che rifiuta di fissare obiettivi preventivi, ma che sa di dover fare riferimento a due dati. Il primo è il lontano 17,1% ottenuto alle europee di cinque anni fa, in una situazione però ben diversa da quella di oggi. Più realistico pensare al risultato delle politiche del 2022: un 15,4% non impossibile da replicare. La speranza di Conte è che venga raggiunta la soglia del 15%, sotto la quale si potrebbe parlare di un risultato deludente.
La vera partita
Ma la vera sfida è proprio tra Pd e 5 Stelle. Schlein spera non solo di finire davanti a Conte, ma anche di infliggere un distacco netto ai pentastellati. Un risultato che sarebbe fondamentale, come confermato anche dallo stesso Pd, per provare a ricucirsi il ruolo di vera leader dell’opposizione. Se il distacco tra i due partiti dovesse essere inferiore ai 5 punti gli equilibri non dovrebbero cambiare più di tanto. Ma se questa forbice si andasse ad allargare Schlein potrebbe avere di che gioire. D’altronde la sua strategia è chiara da tempo: diventare, in una sfida tutta al femminile, l’anti-Meloni. Se le distanze si dovessero accorciare la situazione sarebbe ben diversa. Se poi i punti di distanza dovessero ridursi a 2-3 per Conte (non candidato, al contrario di Schlein) sarebbe un vero successo. Insomma, domenica anche l’opposizione si mette in gioco.