Prima le parole di Alfonso Bonafede che denuncia il tradimento delle battaglie care al Movimento (leggi l’articolo), poi l’ex premier Giuseppe Conte (leggi l’articolo) che gli dà ragione e i parlamentari che promettono di fare le barricate in Aula. In tutto questo il silenzio del garante Beppe Grillo. Il giorno dopo il via libera in Consiglio dei ministri alla riforma del processo penale, le fibrillazioni nel Movimento 5 Stelle si fanno sempre maggiori e riportano in auge l’ipotesi di una dolorosa scissione. Che le cose siano così lo si capisce dalla spaccatura, apparentemente insanabile, emersa dal giudizio dato dall’ex guardasigilli sul testo della riforma e a cui ha controbattuto, poche ore dopo, una nota comparsa sul sito del Movimento 5 Stelle.
Per Bonafede “nell’unanimità improvvisata di ieri che ha visto tutti insieme a tutti, si è inevitabilmente e oggettivamente annacquata una battaglia durata dieci anni” e “purtroppo in quel momento il M5S è stato drammaticamente uguale alle altre forze politiche nonostante fosse trapelata la volontà di un’astensione”. Così con il contributo dei pentastellati, si legge nel post dell’ex guardasigilli, è stato dato il via libera a un testo che “rischia di trasformarsi in una falcidia processuale che produce isole di impunità e che, comunque, allungherà i tempi dei processi”.
Ancor più grave è che “in un processo che si conclude nel nulla (che questo nulla si chiami prescrizione o improcedibilità poco importa) c’è il più grande e grave fallimento di uno Stato di diritto” ha scritto il grillino su Facebook. Parole amare a cui si è immediatamente accodato il presidente M5S della commissione Giustizia della Camera, Mario Perantoni, secondo cui “sembra che tutto, tranne la personale cortesia della ministra Cartabia, sia contro di noi” e che “ci aspettavamo ben altre soluzioni, è inutile girarci intorno, e quelle sul tavolo non sembrano accettabili”.
Ancor più chiaro l’ex premier Conte che ha segnalato come “rispetto all’Europa stiamo dicendo che se un giudizio di appello durerà 2 giorni e un anno, se un giudizio di Cassazione durerà un anno e un giorno, il processo svanirà nel nulla. Chi canta vittoria per questa soluzione, francamente, non trova il mio consenso”.
Insomma gran parte del Movimento, mettendoci la faccia, mostra come quanto accaduto nelle ultime ore appare come una vera e propria debacle. Del resto che le cose sembrano stare proprio in questi termini lo si percepisce anche dai giudizi di tutti gli avversari politici di M5S a partire dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che in queste ore sta inondando la rete di messaggi per brindare alla distruzione della riforma Bonafede e per l’implosione del Movimento 5 Stelle. Proprio mentre nei gruppi cresceva il malumore, sul nuovo sito dei 5S è comparso un lungo articolo in difesa della posizione tenuta dai ministri M5S che rischia di esacerbare ulteriormente gli animi.
“I fatti dimostrano”, si legge nel post, “che è stato fatto un lavoro che ha consentito di salvare la riforma della prescrizione che gli altri partiti avrebbero voluto cancellare del tutto”. “Di fronte a una proposta iniziale che, di fatto, smantellava tutto, abbiamo combattuto”, si legge. “Con le armi che abbiamo, dentro una maggioranza che sul tema la pensa diversamente da noi. Ma siamo riusciti a ottenere una serie di risultati” ricordando che “la nostra riforma della prescrizione vige fino al primo grado di giudizio”, che “i tempi della prescrizione per i reati contro la collettività sono stati allungati: non a caso alcune forze politiche hanno avuto forti mal di pancia”.
E ancora: “Se non ci fossimo stati noi, l’esito sarebbe stato molto diverso. Ma attenzione: questo testo dovrà andare in Parlamento. E li proveranno a smantellare le conquiste che abbiamo ottenuto. Dobbiamo farci trovare pronti, a difendere col coltello fra i denti quanto conquistato”. Parole che non hanno scongiurato la resa dei conti che potrebbe esserci domani durante l’assemblea congiunta con i ministri M5S e in cui si discuterà della riforma della Giustizia e sui prossimi passi da tenere quando la norma approderà in Aula.