“Con il decreto appena approvato diamo liquidità immediata per 400 miliardi di euro alle nostre imprese, 200 per il mercato interno, altri 200 per il mercato dell’export. E’ una potenza di fuoco”, dice al termine del Cdm (qui il dettaglio dei provvedimenti) il premier Giuseppe Conte. “Un intervento senza precedenti”, conferma il numero uno del Mef Roberto Gualtieri. Un bazooka da 750 miliardi di euro se si considerano i 350 miliardi già previsti dal Cura Italia. Il parto del decreto col quale il governo garantisce liquidità immediata alle imprese per salvarsi e rilanciarsi ha avuto un travaglio complicato. Dal fine settimana si è protratto per tutta la giornata di ieri tra vertici e controvertici politici e tecnici.
Due i nodi principali da sciogliere. Innanzitutto l’entità della garanzia statale per i prestiti bancari alle aziende. L’equilibrio da trovare riguardava la necessità di erogare denaro subito e le opportune verifiche della solvibilità di chi chiede il prestito. Alla fine la garanzia al 100% rimane sui prestiti per le Pmi. In particolare: 100% fino a 25 mila euro senza alcuna valutazione del merito di credito; 100% (di cui 90% Stato e 10% Confidi) fino a 800.000 euro senza valutazione andamentale; 90% fino a 5 milioni di euro, anche qui senza valutazione andamentale. Iv si batteva per una garanzia al 100% per tutti. Il pacchetto riguarda anche professionisti e imprese fino a 499 dipendenti.
Le banche potranno erogare prestiti fino a 25 mila euro senza attendere l’ok del fondo di garanzia. La seconda questione oggetto di un duro braccio di ferro è stata il come garantire i prestiti. Nel Mef si continuava a spingere affinché lo Stato desse garanzie attraverso Sace ma scorporando quest’ultima da Cdp e portandola sotto l’ombrello del Mef. Il M5S ha tenuto il punto. Alla fine il compromesso: sarà Sace a concedere le garanzie per la liquidità alle imprese, fino a 200 miliardi di cui almeno 30 dedicati a pmi, autonomi e partite Iva. Sace resterà a Cdp, ma sarà il Mef a ricoprire il ruolo di indirizzo e coordinamento. La Farnesina, da parte sua, conserva un ruolo e per il 2020 dovrebbero arrivare 50 miliardi di garanzie per l’export, più 200 miliardi nel 2021 per nuovi investimenti. La notizia dell’accordo sulle due questioni spinose viene fatta trapelare durante una lunga pausa del cdm.
Nel decreto ci sono altre misure. Dal rafforzamento del golden power a scudo degli asset strategici del Paese ai fondi per il commissario Domenico Arcuri, dalla sospensione delle tasse (che congela quasi 10 miliardi) agli sgravi al 50% per l’acquisto di mascherine. Approvata anche la proroga a inizio maggio delle chiusure dei tribunali e il rinvio delle scadenze elettorali. Arriva anche un nuovo mini-pacchetto per la sanità – con più fondi agli ospedali Covid e la spinta alla donazione di farmaci in via di sperimentazione o per uso compassionevole. Ma si ragiona anche di come far ripartire il Paese. Conte nelle prossime ore vedrà il comitato tecnico scientifico per ragionare di graduali e parziali riaperture di attività fin dal 14 aprile. “Quando tutto sarà finito ci sarà una nuova primavera, presto raccoglieremo i frutti di questi sacrifici”. Ma fissare oggi una data per la fase 2 è “una cosa priva di senso”.