L’era di Giuseppe Conte a capo del M5S, in attesa che venga formalizzata dal voto degli iscritti sulla nuova piattaforma pentastellata (leggi l’articolo), comincia lunedì. Salvo imprevisti dell’ultima ora, l’ex presidente del Consiglio tornerà a Palazzo Chigi per incontrare il suo successore: Mario Draghi. È la prima volta che accade e questo, a distanza di circa otto mesi dal passaggio della campanella, carica di significati quest’evento.
“Quel che è certo – si vocifera in Transatlantico – è che quest’incontro segnerà la linea politica del nuovo Movimento”. Da ciò che dirà Conte a Draghi (e che ovviamente poi puntualmente e strategicamente verrà fatto uscire tramite agenzie) si chiarirà anche quela sarà la linea parlamentare del Movimento “2050”.
Dopo mesi in cui tanto i senatori quanto i deputati Cinque stelle si sono sentiti non solo esclusi dalle scelte interne al Movimento, ma anche spogliati di potere a livello prettamente parlamentare, ora la musica – a sentire l’entourage di Conte – cambierà. Il primo tema che l’ex premier sottoporrà a Draghi è senza dubbio quello della giustizia. Anche considerando le tante audizioni svolte, Conte ribadirà chiaramente al presidente del Consiglio che così come concepita la riforma della giustizia non avrà i voti favorevoli del Movimento cinque stelle.
Occorrono dei cambiamenti strutturali e, soprattutto, una chiara presa di posizione sullo strumento della prescrizione: “È difficile pensare che possa passare la nostra linea dell’abolizione – spiega un senatore M5S – ma una mediazione è necessaria”. Quel che sembra, dunque, è che la linea che Conte vuole improntare al “suo” Movimento è l’intransigenza sì, ma in uno spirito costruttivo. Dunque, collaborazione con la maggioranza e con il governo senza tuttavia rinunciare ai princìpi M5S.
LE ALTRE CARTE. Lo stesso identico discorso vale anche per altri temi profondamente delicati che sono in questi giorni argomenti “caldi” per le chat interne dei parlamentari e che Conte porterà sul tavolo del confronto con Draghi. “È inammissibile il silenzio delle istituzioni – avrebbe detto l’ex premier ai suoi fedelissimi – dinanzi ai tanti licenziamenti di cui abbiamo sentito parlare negli ultimi giorni”.
Dunque: difesa del lavoro, maggiore pressing sulle politiche sociali, e tutela del Reddito di cittadinanza da ogni incursione che anche partiti di maggioranza (Italia viva in primis) vogliono portare avanti. Insomma, temi capitali e variegati accomunati dall’esigenza che Palazzo Chigi non sia più (come troppe volte è stato finora) scolatto dal Parlamento. E qui la richiesta avanzata a Conte è arrivata direttamente da deputati e senatori: “Il cuore dell’attività legislativa è il Parlamento. Deve continuare ad essere così”, avrebbero detto i 5S al loro leader. Che riferirà anche questo a Draghi.